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giovedì 6 dicembre 2012

Il rilancio del Virgolo

La proprietà: ripartire dal progetto Thun

di Paolo Campostrini
BOLZANO Il Virgolo è passato dal poter diventare la collina delle fiabe (il progetto Thun) all'essere quella delle favole (i progetti alternativi ma senza un soldo per realizzarli). Se ci fosse di mezzo Bersani, direbbe che stiamo pettinando le bambole: perché chi parla oggi non ha nè sponsor nè fondi per poter passare dalle parole ai fatti; chi li aveva (gli sponsor e i fondi) non parla più. Il problema, anche per Italia Nostra che l'altro giorno ha presentato la sua idea, è che il Virgolo non è “nostro” ma è loro. Di chi ha comprato i terreni: la collina di Bolzano è in realtà della Bbg (società divisa in parti uguali tra Repetto, Della Vedova, la Hobag di Reichegger, la Wipptaler Bau di Egartner, Oberosler e Calligione). Dice Vittorio Repetto, che ne è il presidente: «Parlarne come se si trattasse dei prati del Talvera è sbagliato due volte, primo perché non è vero, secondo perché a non dire le cose come stanno si allontana la soluzione». E allora? «Allora la soluzione che proponiamo è questa: il Comune deve ricominciare a decidere e a fare politica e lo può fare in due modi - aggiunge Luigi Della Vedova -. O ci offre un terreno in permuta e allora del Virgolo può disporre come meglio crede oppure mette mano ad un progetto ecocompatibile e ne garantisce la sostenibilità attraverso un confronto con la proprietà e le offerte sul tappeto». Voi le avete? «Le abbiamo». I passaggi sarebbero due: uno è quello di ricomporre l'asse progettuale delineato da Matteo Thun per fare spazio a insediamenti alternativi (Eurac, Lub, Vke). L'altro, di offrire le opportunità per collegare finalmente il Virgolo alla città (parcheggi a valle, ponte pedociclabile sull'Isarco, funivia e servizi). Tutto, in realtà, era nato dal Comune. C'era Bassetti assessore. Altri tempi. Bassetti chiama Repetto, Della Vedova e Calligione e dice: il Virgolo va in rovina ma c'è una proposta (quella di Thun) per rilanciarlo. E' una bella proposta ma costa. Visto che qualcuno di voi ha già del terreno (Calligione) che ne dite di farvi un consorzio, comprare gli ettari che servono, sostenere Thun e affiancare Comune e Provincia nell'operazione? Silvano Bassetti aveva una certa idea di città. Che partiva dai nuovi quartieri disegnati e arrivava ad una connessione molto laica tra pubblico e privato per consentire a Bolzano di ottenere comunque quello che le serviva. E se serviva riavere il Virgolo, i privati erano la cassaforte per poter far avanzare un progetto di risanamento che il pubblico avrebbe comunque controllato (o contrattato) nei suoi contenuti. Del tipo: voi ci mettete i soldi ma potrete farli fruttare solo se la città avrà la sua porzione di spazi. «Un'idea sostenibile - ricorda Repetto - ma che è andata a sbattere su un muro tutto ideologico in cui il privato era il diavolo e Thun il totem da abbattere». Così con Thun, “l'acqua sporca” secondo gli avversari di allora, si è gettato via anche il bambino (la possibilità che Bolzano tornasse a riavere spazi pubblici fruibili sulla sua collina). Adesso, senza i 70 milioni che avrebbe garantito Thun, il Comune può soltanto andare ad ascoltare Italia Nostra (come ha fatto l'altro ieri) e poi rispondere: bene, ma non abbiamo una lira. E Italia Nostra può solo presentare la sua idea e poi dire: bene, e adesso pensate voi come pagarla. Probabile glossa di Bersani: state svuotando il mare col secchiello. L'altro fronte è quello di Rudi Benedikter che ha avuto l'incarico dal municipio di mettere insieme le possibilità residue e farne un “expertise“. E la novità è che quello che ha messo insieme Benedikter, le alternative emerse nel dopo-Thun per riempire gli spazi di attività che abbiano un possibile ritorno (un nuovo albergo...) ma senza precludere cultura e natura fruibile, non dispiace alla Bbg. Anche l'Eurac? «Anche l'Eurac o la Lub. L'importante è aprire un tavolo, chiamare gli interlocutori e disegnare uno scenario sostenibile. E per sostenerlo servono i soldi». Altrimenti il Virgolo finisce male? «E' l'ultima cosa che vogliamo - dice Della Vedova- visto che ci abbiamo investito. Ma è l'ultima cosa che dovrebbe volere anche il Comune, visto che dovrebbe essere anche la sua collina. Solo per i progetti abbiamo investito trecentomila euro». Ma sul Virgolo c'è solo degrado e questo non va... E allora? «Allora il Comune decida. Le conclusioni di Benedikter parlano di una spesa che va dai 30 ai 45 milioni. E' giusto. Il calcolo è corretto - dice Della Vedova - ma va fatto piovere in un contesto realistico. E realisticamente non è incompatibile il ruolo dei privati rispetto ad un uso pubblico dell'area. Se si lasciassero da parte gli scudi ideologici e si ragionasse sui fatti, progetti e carte catastali in mano, ci guadagnerebbero soprattutto i bolzanini». Da dove si riparte? «Direi da Bassetti. Lui aveva progettato di far sedere il nuovo Virgolo su uno sgabello a quattro piedi: noi, il Comune, Thun e la Provincia. Tre ci sono ancora. Il terzo possono metterlo anche gli enti che Italia Nostra ha citato». Prossima mossa? «Il Comune ci chiami e tutto riparte».
Alto Adige 6-12-12

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