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venerdì 25 maggio 2012

I masi "in der Au" (nella palude) nel quartiere "Unterau" San Giacomo - Laives


Resti dell'atrio feudale del maso Seizen
Albergo Restauration Lewald (1918)
La vecchia osteria "Zum Lewald"
Il maso Mane (Ristorante Wuerstel)
Vecchio ponte ad arco in pietra presso il maso Leibele






Maso "Leibele in der Au"
Crocifisso ligneo a maso Renner
Maso Renner
Maso Steinmann (1595)
Foto aerea masi Steinmann e Rennen
Maso Putzen nella frazione di San Giacomo


I masi «in der Au» (nella palude) 
nel quartiere « Unterau» -San Giacomo - Laives

Maso Putz
p. e. 95
La signoria fondiaria spettava alla chiesa di San Giacomo in der Au.
Il Putz è uscito dal maso Schluntner di Seit La Costa.
1536. Kristan Kob (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1536. fol. 115).
1553. i tutori degli orfani di hristan Kob vendono i1 maso a Catarina. vedova di Adam Lenz di maso Spörl nel Novaponentino.
1558 Jheronimus Pfösl, genero di Catarina Lenz.
1719. Dominicus Atzwanger zu Riglhaim vende il maso a Georg Anton von Menz.
1758, quest'ultimo lo passa al figlio Georg.
1804, Mathias Mayr di maso Köhl lo acquista da Maria Kemenater nata Erlacher. Da Mathias Mayr 1o eredita la figlia Maria Mayr che nel 1815 lo vende a Johann Gamper.
1863, Anton Pircher compera i1 maso che nel 1877 è aggiudicato in pubblica asta a Heinrich Mumelter. Costui nel 1890 cede ai suoi due figli “maso Putz a Seit nel quartiere San Giacomo”
1903, lo acquistano in parti uguali Vigil Carli e Maria Carli nata Tapfer (Vfb B Libri Arch. B. 1903. fol. 1126
1939. Pau1 1Iayr. 1956, Johann Schweigkofler

Maso Messner (sacrestano)
p.e.81,82,83
Il maso - ossia canonica o casa del sacrestano - era proprietà della chiesa di San Giacomo in der Au. (Anticamente la zona Unterau. ora San Giacomo, era detta Cinte e Campoledro, mentre la parte più settentrionale ossia Oberau o 0ltrisarco, era chiamata Sibidat. Per queste antiche denominazioni vedere: Staffler. Die Hofnamen.)
1547 Thoman Sterzer sacrestano (Vfb B Libri Arch. Bolzano l547, fol. 17).
1552. Paul Knoll.
1558, Hans Flascher.
1567 Bartlme Frelich.
1585, Niclas Khuepacher.
1692. c'è lite tra il sagrestano e il contadino di maso Schluntner di Seit/La Costa a causa di un bosco. Tra il resto, nel relativo documento si legge: “Accanto e a monte della chiesa si trova un'area improduttiva con arbusteto da frascame e un valloncello ove sgorga una piccola sorgente munita di trugolo; di quest'acqua fruisce i1 sacrestano. Nel suddetto valloncello, verso la pietraia, vi stanno alcuni noci.” (Vfb B Libri Arch. B. 1692, fol. 599).
1703, Jenewein. ex sacrestano.

Maso Seitz
p. e. 88. 89. 90. 92. 93
1445,des Seitzen Gut (TLA II 5571).
1523. Sewastian Seyz (Staffler).
1531. CristanWeber, Seitz in der Au (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1531, fol. 220). Egli fece permuta con maso Ritter in der Au che nel 154 l'Isarco aveva in gran parte distrutto. Anche al maso Seizen in quell'anno 1'Isarco aveva provocato danni tali da rendere impossibile l'individuazione dei termini di confine.
153. Hans Mair.
1548. Jörg Poblitscher zu Poblitsch ottiene il maso in concessione perpetua dal suocero Adam Lenz di Nova Ponente.
1561. i tutori delle figlie del defunto Jörg Poblitscher vendono il maso a Hans Tranell di maso Kilian in deg Au. Tuttavia Othmar Leiner, amministratore dei Liechtenstein rivendica il diritto di prelazione ed entra in possesso del podere che dà poi in affitto.
1573. Andre Partschoner.
1576, Adam Stärkl di maso Wisshauser ad Aslago.
1587. lo Stärkl vende per 300 fiorini i diritti fondiari sul maso - fino allora allodiale - a Johannes Waidmann, beneficiato di Bolzano, che percepisce così 30 staia di segala a titolo di censo annuale.
1588. Michael Stärkl vende il maso a Hans Egger, detto Hayer, di maso Oberpriell im Dorf presso Bolzano.
1602, da Hans Egger lo eredita il genero Peter Kinig che lo dà in locazione.
1607. Wolfgang Pircher.
1648. Abraham Bruder.
1660. Georg Menz.
1693. Maria Menzin nata Gumerin vende maso Seitz ai propri figli Georg e Josef Franz. Il maso paga una libbra di pepe ai signori von Kiepach della Haselburg (Castel Flavon) per “l'acqua della fontana che da lassù scendeva.”
1758, Georg Anton Menz dona il maso all'unico figlio Georg.
1812, Peter Michelon si aggiudica all'asta il maso. I1 fabbricato era stato allora distrutto da un incendio e venne totalmente ricostruito.
1819, Johann Chemoli a maso Seitzen.
1903, Anna vedova Zanotti lo vende alla città di Bolzano.
1925, Josef e David Espen lo acquistano in parti uguali.

Maso Hilber
p. e. 87
Ad eccezione di alcuni appezzamenti il maso era allodiale (luteigen), non soggetto quindi a versamento di censo ad alcuna signoria fondiaria. Ai Wolkenstein spettava la signoria fondiaria su un prato da 18 opere nella palude; l'Ospedale di Santo Spirito e la chiesa di San Giacomo in der Au percepivano il censo fondiario di un altro prato di piccole dimensioni. Nel 16° secolo il maso Hilber aveva un'estensione di circa 60 opere (corrispondenti a 17 ettari circa). Uno dei suoi prati era denominato Wuecherwies.
1526, Jörg Hilber in der Au (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1526, fol. 12), il quale morì nel 1535. L'inventario, redatto dopo il suo decesso, dimostra come il maso fosse tenuto in ottimo stato. Jörg Hilber lasciava una figlioletta di nome Anna, che frequentò 1a scuola a Bolzano; sposò poi Alexander Pock che, in tal modo, divenne contadino al maso Hilber. Il Pock era «capomastro delegato dalla vicìnia in der Au» per il rimaneggiamento della chiesa di San Giacomo nel 1542 (vedere sotto tale titolo).
1558, Alexander Pock e Eva Pockin, sposata a Hans Glaidt di Chiusa, ereditano il maso. L'anno successivo il muratore Anthoni di Woltolin (Valtellina?) ricostruì la caga di maso Hilber con stalla e cantina. Hans Glaidt diede il podere in locazione. Tra i doveri del fittavolo figurava anche la manutenzione del tetto in paglia della casa.
1570, alla morte di Hans Glaidt il maso torna alla vedova Eva Pockin e al secondo marito di costei. Hans Feichtner.
Nel 1575 la coppia vendette censi fondiari gravanti sul maso.
Nel 1579 il Feichtner assunse con incarico annuale, un operaio addetto alla lavorazione del vigneto dietro il compenso di 70 fiorini da consegnare in tre rate.
1587, il Feichtner viene a mancare dopo aver abbandonato i1 maso in mino ai creditori i quali concordano di assegnarlo a Christof Rottenpuecher. Questi lo diede in locazione.
1634, Baltasar Ortner colono a maso Hilber.
1674, Michael Ranigler, figlio di Adam.
1695. Michael Ranigler junior.
1712, il figlio di quest'ultimo Anthon Ranigler.
1747, compera i1 maso Georg Anton Menz che nel 1758 lo passa a1 figlio Georg.
1828, Josef conte Thun.
1890. Guido conte Thun Hohenstein.
1926. Luis Mayr.

Maso Telser
p. e. 86
Si tratta di podere uscito probabilmente da maso Hilber.
1777, Johann David von Hofer di Bolzano possiede un vigneto con dentro una baita.
1906, Severin Chelodi (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1906, fol. 3712).
1940, Gisella Chelodi coniugata Carli.

Maso Lewald
p. e. 85
Ne percepiva il censo fondiario 1a chiesa di San Giacomo in der Au.
1417, Johannes detto Lebol a San Giacomo (Sp. A. B.)
1535, muore Simon Lebold (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1535. fo1. 219). Il maso passò al fratello Steffan Pauryrl chiamato Pfanzelter di Montan/Montagna.
1541. Lucas Lebold, nipote del suddetto Steffan. Costui fece installare l'orologio nella locale chiesa. (Vedere il capitolo sulla chiesa.)
1558, Lucas Lebold muore lasciando i figli Niclas, Paul. Bartlme. Ereditò il maso il figlio maggiore Niclas; Bartline ebbe il masetto denominato Hitthöfl in der Au (Vedere sotto tale nome).
Al Lewald apparteneva, tra il resto, “un campo da 4 staia con 4 filari di viti, posto in Sissant in der Au ai piedi della montagna e denominato Reitl”. Di esso era signore fondiario l'Ospedale Santo Spirito di Bolzano. La denominazione Reytl lascia capire che si trattava di un novale.
1598. Niclas Lebold passa a miglior vita e lascia due figlie: Maria. nata di primo letto. e Katarina. nata dalla seconda moglie Eva Ganznerin. Maria sposò Jakob Mesner, colono al Lewald. Eva Ganznerin intraprese. Nell'anno santo 1600, un pellegrinaggio al santuario di Loreto e a Roma. 1613.Veit Killian, Lebolt; egli cessò di vivere nel 1628.
1638. Jacob Mesner.
1653. Hans e Adam Oth.
1697, Johann Baptist Mayr.
1716. Franzischg Jegg, ex detentore di maso Lebolt.
1777 Franz Anton Gartner.
1828. Johann Fiorioli.
1893. Josef Fiorioli (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1894, fol. 1888). Attualmente, famiglia Werth.

Maso detto Hütthöfl o Schenk
p. e. 79
1556. Christan Pauryel (Vfb B Libri Arch. Bolzano 1556. fol. 222). Egli decedette l'anno appresso lasciando la vedova Apollonia. Il masetto in der Hütten fu venduto a Conrad Praunsnüssl.
1577. Bartlme Lewald al maso Hüterhof; egli dà i1 podere in affitto dietro la corresponsione di metà vino e metà grano.
1584. i tutori degli orfani del defunto Bartlme Lewald vendono il Hütthöfl a Gosmann Weingarter dell omonimo maso di Seit/La Costa.
1602. Hanns Prenner.
1611. i figli di quest ultimo.
1619. Balthasar Prenner auf der Hit.
1640. Sebastian am Weg.
1676. Johann Paul am Weg, scrivano cvico.
1705. Kassian Vieide di Gummer (San Valentino di Cornedo, che ha acquistato i1 masetto Hütthöfl da Franzischg Schenk, muore senza prole; ereditano i fratelli di lui.
1712. gli eredi di Paul Mumelter vendono il maso a Paul Prackfaller e Mathias Mumelter.
1817. Anton Bott.
1828. Vigil Bott
1894, lo acquista Anton Bott (Vfb B Libri Arch. B.1894. Fol. 4010).
1917. Raimond Budin.
1922, Livio Christofolini
1973 Livio Christofolini

Casa Boznerwiesen
p. e. 68
Sorse nel 1903 come proprietà di Josef Joris.

Casa Kräutnerwiese
p.e. 173
Venne edificata nel 1906 come proprietà di Johann Loner.
1019. Alois Loner.

Maso Manna in der Au
p.e.78
Ne possedeva 1a signoria fondiaria l'Ospedale Santo Spirito di Bolzano.
1540 Ulrich Koller.
1559, Jheronimus Pfösl auf der Mana (Vtb B Libri Arch. Bolzano 1559, fo1. 389).
1562. la vedova di Niclas Lenz di maso Spörl a Nova Ponente vende il maso Manna in der Au allo scrivano della dogana di Bolzano Veit Sagmeister. Il maso confina a est con il costone di monte del Wèingartner di Seit/La Costa, a sud con i fondi in Sissa a ovest e nord con la palude comunale. 
1575, il Sagmeister vende il maso a Bartlme Lebolt.
1582. Bartlme Lebolt muore e il Manna passa al figlio Niclas Lebolt. A quell'epoca apparteneva al maso anche il Hütthöfl , denominato più tardi Schenk (vedere più sopra).
1602, Jakob Meβner Lebalt e Hans Prenner acquistano il “maso zu der Mane auf der Mane”. Lo rivendettero poi ad Augustin Koler.
1617. Georg Miller.
1672, Adam Ranigler.
1682. Mathias Ranigler di Vadena vende il maso a suo fratello Michael Hilber. Questultirno lo rivendette nel 1692 a Josef Maurer. Apparteneva al maso anche il vigneto “detto das Reitl, confinante a est con un dorso roccioso su cui sta incisa una croce, a sud in parte con il Fritscher in porte con il rio che scende da Seit; a ovest con i1 sentiero che porta al Sissan e con 1a fonte sotto la chiesa di San Giacomo la quale sgorga ai piedi della montagna e fin dall'antichità è denominata sorgente di San Giacomo, a nord con il declivio montuoso dello Schluntner” (Vfb B Libri .Arch. B. 1692. fol. 394).
1717, Josef Maurer von Croneg;.
1777. Christan Koll.
1818. Dominicus Gasperini.
1880, comprano in parti uguali ll maso Johann e Maria Würstl (Vfb B Libri Arch. B. 1880, fol. 3234).
1932. famiglia Kössler che lo possiede a tutt'oggi.

Maso Dinzl
p. e. 76
1890, il maso viene ereditato da Guido conte Thun Hohenstein (Vfb B Libri Arch. B. 1890. fol. 3081).
1953. Georg Siegmund conte Thun Hohenstein.
1966, Heinrich Calliari di Termeno.
1970. Paul e Maria Gasser.
1971. Paul Gasser.

Maso Aspmayr
p. e. 70
1357, Michael von Weineck concede a Ulrich Valer un prato della palude Aspau (Sp. A. B) 1426. Leonhard alla Aspau (AB IV 298).
1528, Hans Widmain Aspmair (Vfb B Libri Arch. B. 1528, fol. 25). La signoria fondiaria spettava all'Ospedale Santo Spirito di Bolzano e al capitano (Pfleger) della Leuchtenburg (Castelchiaro), Veit Anich di Cortaccia.
1541, gli eredi del Widmair vendono il maso ad Andrä Pergmaschg di Ora per 610 fiorini. Il maso venne poi dato in locazione. Gli affittuari corrispondevano metà del vino rosso e bianco, e metà del fieno di primo e secondo taglio.
1543, il Pergmaschg vende il maso a Vinzenz Gadolt.
1572, il maso è spartito in due porzioni e, cinque anni più tardi, in tre. La porzione maggiore la possedeva Hans Gadolt «intendente forestale, giudice minerario e doganiere a Primiero,
1589, Hans Gadolt muore e i tutori vendono il maso ad Anthoni Lanzinger im Dorf (Vi11a) sopra
Bolzano per 1250 fiorini. Costui lo rivendette nello stesso anno ad Augustin Pergamaschg, oste alla locanda zum Mohren in piazza delle Erbe. (Nel medesimo giorno il suddetto Pergamaschg acquistò pure la residenza Klebenstein presso Bolzano.)
L'Aspmair era uno dei più grossi masi di Laives con le sue 50 opere di terreni (circa 14 ettari). Nella stalla si tenevano tre e più paia di buoi, tre cavalli e molto altro bestiame ancora..
1629, Thomas Dornacher acquista il maso da Franz von Curfelden.
1754, il maso appartiene al convento dei Domenicani di Bolzano.
1777, Johann Schlechtleitner possiede un'abitazione con fienile, fuoruscita da maso Aspmayr.
1805, Leonhard Marcabruni acquista il maso da Josef Wagmeister.
1807, la sostanza di Leonhard Marcabruni viene messa all'incanto a Trento; se 1'aggiudica Dominicus Gasparini.
1818, quest'ultimo la vende a Michele Piva di Masera, giudicatura di Calliano.
1819, Fondo Ospedale di Bolzano (Vfb B Libri Arch. B. 1819, fol. 1733).
1828, Ospedale di Bolzano. Sulla p. f. 414 sorse nel 1891 la casa p. e. 248 di Anton Stuppner.
1912. Karl Groselli
Sulle proprietà dell'Ospedale nel 1905 venne costruita la casa p. e. 262 di Clemens Demanio. Nel 1886 venne eretta la p. e. 210 di johann Weißensteiner.
Attualmente, Johann Clementi.

Maso Thaler o Pregl
p. e. 64, 65
La signoria fondiaria spettava ai Liechtenstein.
1533. Hans Leipolt detto Schwab, al maso Pregl dal 1518 (Vfb B Libri Arch. Bolzano 2533, fol. 15). Lo Schwab risiedeva al maso Oberhütter a Gries. Le condizioni di affitto erano 1e medesime che vigevano per il confinante maso Perktold di Hans Schwab.
1559. Hans Schwab vende al suo affittuario Symon Prenner e alla moglie di questi, sorella dello stesso Schwab.
1570. Blasi Prannstetter di Trento.
1579. Hans Taller. Egli morì molto indebitato nel 1583. Tramite la sorella Anna Talerin il maso pervenne a Hanns Prennseisen.
1591. 1a vedova Anna Talerin vende il Pregl a Georg Wîlhalben von und zu Arzt, capitano per la Val di Fremine. Nella descrizione dei beni viene, in quest'occasione. menzionato «il frumento turco qui seminato» cioè il mais.
1626. Michael Mair, colono a maso Thaler.
1643, Leonhart Tröffer “di maso Taller e manente in der Au”.
1660, Georg Hilleprant vende a Ferdinand von Giovanelli.
1702, i fratelli von Giovanelli vendono al convento di Steingaden.
1777, convento dei Domenicani di Bolzano.
1828. Fondo per la Religione a Bolzano.
1838. Anton Ritter von Malfer acquista il maso. Lo trasferisce al figlio Robert Ritter von Malfer che nel 1876 lo vende a Heinrich Mumelter.
1890, costui lo passa ai figli Anton e Josef.
1901. questi ultimi hanno in gran parte venduto il maso ai fratelli Johann e Valentin Rizzoli di Verla. A tutt'oggi famiglia Rizzoli.

Maso Mueller, detto un tempo Perktoldt
p. e. 63
A prescindere dal servizio di carraria. il maso era allodiale (luteigen).
1540, Hans Schwab di maso Oberhütter a Gries dà in locazione il Perktold ad Anthoni Fiderer che versa come affitto un terzo del vino e la metà di tutti i frutti “quali mele, pere, noci” e simili (Vfb B Libri Arch. B. 1540, fol. 435).
1541, anche maso Perktold viene gravemente danneggiato dall'inondazione dell'Isarco. Il maso non aveva sorgente alcuna né acqua, ma possedeva il diritto di usufruire del «pozzo a carrucola» di maso Thaler o Pregl. Alla stessa maniera poteva far uso del forno per il pane. eistente su quel medesimo maso.
1557. Hans Schwab vende il maso al cognato Simon Prenner della giurisdizione di Laimburg, che l'anno successivo lo rivende per la somma di 1200 fiorini a Thoman Pfanzelter. Quest ultimo lo alienò a sua volta, nel 1559, a Peter Tröpfl di maso Unger.
1572. Llrich Pacher del Weigler di Breitenberg/Monte Largo acquista il maso. L'acquirente era un grande attaccabrighe continuamente alle prese con i vicini e con i1 giudice. Egli morì intorno al 1580 e i suoi eredi. Agatha Pacherin e Michael Pichler vendettero il censo fondiario del maso fino allora allodiale; rendendosi quindi tributari. Da un contratto di acquisto del 1587 risulta che nelle adiacenze del Perktold esisteva una volta un podere con mulino (Müllerhof) sito «sul fosso che ivi passava>>. Tale podere tributava censo fondiario ai Liechtenstein.
1587, i suddetti eredi permutano il maso con un vigneto sotto il Virgolo, appartenente a Leonhart Trempp detto Seeber.
Il maso era molto grande - circa 15 ettari - e confinava a nord con il vicolo comunale della posta (Poststeg), detto gemain Troien (via comune).
1596, Melchior Khaltenhauser a maso Perktold.
1626. Christof Mavr “amministratore dei beni dell'Abbazia dei ss. Ulrico e Afra di Augsburg, detentore di maso Perktolt in der Au, resta debitore di 1000 fiorini per i lavori di arginamento dell'Adige operati nell'anno 1624”.
1629, Simon Locher ex contadino di maso Perktolt.
1777, Thomas Pichler.
1828. Hieronymus Rossi.
1873, comproprietari in parti uguali sono Paul e Rüdiger baroni von Biegeleben (Vfb B Libri Arch. B. 1873, fol. 3014).
1977, Josef Lunger.
1980. Alois Lunger.

Maso Auele
p. e. 61
1891, Andreas Comperini (Vfb B Libri Arch. B. 1891, fo1. 1860). La denominazione del maso (Auele = paludella) fa riferimento a1 fatto che i1 podere è sorto in quella porzione di palude - ritagliata dalla area acquitrinosa comunale - di cui un tempo erano comproprietari i masi Hirschen, Kölbl, Thaler e Mangen. A tutt'oggi famiglia Comperini.

Maso Leibele detto anche Mangenhof
p. e. 66
Ne possedevano la signoria fondiaria i Liechtenstein.
1532, Adam Mang in der Au (Vfb B Libri Arch. B. 1532. fo1. 409).
1537, il maso è stato acquistato dalla vedova di Adam Mang, Klara. Dal contratto si rileva che una Volta il podere era denominato Khuenhof . Adam Mang si era lasciato coinvolgere nella rivolta del 1525 contro i Liechtenstein (Vfb B Libri Arch. B. 1527, fol. 177). Evidentemente la sollevazione contadina aveva colpito anche codesta famiglia feudale.
A quell'epoca il maso possedeva un considerevole numero di bestiame. Come sopra detto, il Mangen deteneva. assieme ad Aspmair e Pregl, una porzione di palude in comproprietà; aveva acquistato inoltre “una casetta nel querceto sopra Laives”.
1552, Hans Hueben. 1557, Caspar e Hans Mangen, figli di Adam.
1562. Caspar Man; vende il maso per 1250 fiorini a Caspar Knilling, oste alla locanda zum goldenen Löwen a Bolzano.
1564, i tutori della figlia di costui vendono il maso a Georg Taubenfuß di Bronzolo. Questi morì nel 1567. Tramite la vedova il maso pervenne a Valtin Pfanzelter di Bronzolo, che intorno al 1575 lo vendette a Hans Oxenfueß di Laives.
Nel 1582 gli eredi di Caspar Knilling avanzarono pretese per un residuo di credito di 200 fiorini. Il messo giudiziario. il laivesotto Vinzenz Puechner. comunicò a1 proprietario del maso la data per il pignoramento dei beni: e solo allora l'Oxenfueß si lasciò indurre a saldare il debito.
1599. Hans Oxenfueß .
1638, Tobias Achtmarkt; prima di lui erano proprietari del maso Mangen gli eredi di Hans Oxenfueß.
1690. Simon Glaz. sposato con Christina Achtmarkt.
1719. Mathias Mayr.
1773, la grande zona paludosa presso il Thaler renne spartita fra i masi Hirschen, Kölbl, Thaler e Leibele assegnando a ciascun podere 20 opere di suolo.
1777, Maria Fulterin, vedova di Georg Egger.
1799. Anton Vincenzi compera da Georg Egger.
1828. Anton Macabe11i.
1892. Maria Raineria contessa di Campofranco nata Waideck.
1949, Eberhard conte Kuenburg.

Maso Weißhaus
p. e. 71, 72
Il maso venne fondato da Paul von Liechtenstein nel 1506. (Vedere a questo proposito il capitolo sulla signoria fondiaria.) La famiglia feudale era signora fondiaria della palude (Au) di Laives e percepiva per essa il censo di 2 sacchi di sale. Tale versamento doveva essere tributato da tutti coloro che usufruivano della palude stessa, cioè la vicìnia di Laives e San Giacomo come pure la città di Bolzano. Queste comunità rinunciarono in favore dei Liechtenstein a quel tanto di palude incolta da potervi ricavare 10 opere di prato e 12 staia di arativo più altre 4 opere per erigervi i fabbricati e il mulino. Per tale ragione, da allora in poi, il censo fondiario della palude fu ridotto ad un solo sacco di sale. Paul von Liechtenstein fece scavare fossi e aprire stagni da pesca.
1546, il figlio di Paul, Christoff, ottenne in omaggio ulteriori 10 opere di suolo con la motivazione che «sia lui che i suoi antenati erano sempre stati munifici benefattori della comunità avendo, fra l'altro, generosamente sovvenzionato l'erezione del nuovo camposanto». La comunità pretese comunque che fra questo terreno e gli altri possedimenti del maso restasse aperta una larga strada praticabile dal bestiame diretto all'abbeverata. (StadtA. B. cassa 286).
I Liechtenstein davano il maso a mezzadria dietro la corresponsione di metà del vino e del foraggio prodotti. Il colono che portava il vino a Bolzano doveva essere rifocillato con «vino e pane». Sono noti i nominativi di diversi coloni: 1595. Hans Thaler; 1611, Hans Dachauer; 1642. Job Perktolt: 1655, Antoni Pertold; 1680, Franzischg Schrenk: 1709. Simon Unterweger; 1730, Josef Höllrigl.
1758. i Liechtenstein vendono la Pfleg e il Weißhaus all'Abbazia dei ss. Ulrico e Afra di Augsburg. Con la secolarizzazione del convento, nel 1803, il maso cadde in possesso dello Stato e fu messo sotto amministrazione dell Ufficio Entrate (Rentamt). 1809. Johann von Reich acquista il Weißhaus dal Rentamt.
1833, da costui eredita la nipote Theres von Arzoni, sposata con Lorenz Kurzel di Trento.
1869. Siegmund Kurzel.
1878. Cäsar Kurzel.
1908, il suddetto vende, in porzioni da un quarto ciascuna, ad Alois Ebner, Alfred Gerber, Alois Pfeifer e Franz Pfeifer.
1912. Franz Defranceschi.
1913, il patrimonio Defranceschi viene messo all'incanto.
1914. Josef Targher.
Da allora in poi il maso venne smembrato.

Maso Renner in Sissa
p. e. 74, 75
Ne possedeva la signoria fondiaria il duomo di Bolzano.
1445. Jorg im obern Sissan (TLA II 5571). Menzioni più antiche al Sissa attribuite da Staffler sia a maso Renner che a maso Steinmann non sono inequivocabilmente ascrivibili a queste due entità agricole.
1528. muore Niclas Firchhamer in Sissa e si redige 1'inventarzo dei beni (Vfb B Libri Arch. B. 1528, fol. 79).
1533. il figlio Martin Kirchhamer acquista dai coeredi i masi Renner e Steinmann.
1557. spartizione dei beni del defunto Martin in Sissan fra gli eredi Zyprian, Quirinus e Magdalena. Il patrimonio è valutato 4399 fiorini. A Zyprian toccò in sorte lo Steinmann e il prato detto Zucksschwert sotto maso Seizen a San Giacomo. Quirinus ebbe maso Renner con lo Schmalberg. mentre Magdalena ottenne altre proprietà del defunto genitore. I tutori di Quirinus, che a quell'epoca contava appena sei anni, diedero in locazione maso Renner: l'affittuario doveva versare metà del vino con l'obbligo, tra il resto, “di innestare e coltivare ogni anno sei alberi da frutto”
1571, Qurin cede maso Renner al bolzanino Lorenz Wittenweiler ottenendo in cambio una casa con stalla a Bolzano. Al maso apparteneva un declivio vignato da 12 Manngraber (1 M = 550 mq circa) assieme al “costone di monte detto Schmal Perg sopra maso Steinmann, posto fra due valloni, e sul quale vantava la signoria fondiaria la chiesa di Nova Ponente”. Il relativo censo di due orne di mosto se lo dovevano ritirare gli stessi sovrastanti o massari novaponentini.
II maso, d'allora in poi, venne sempre dato in 1ocazione. 1603. Heinrich Salzburger, affittuario.
1602, ne sono proprietari gli eredi di Jacob Gillmann.
1652. Valtin Mayr.
1663, Georg Hafner.
1675, Rocco Jordan i. r. Leibsmedicus, acquista un appezzamento vignato con torchio, cantina e stalla “il tutto recintato da muro”.
1696, Gregory Gelboi, colono.
1732, contratto d'affitto fra Martin Kirchmayr, amministratore di Franz Alfons Xaver conte von Thun, e Christof Gelboi.
1777. Johann Vigil conte Thun.
1828. Josef conte Thun.
1890. Guido conte Thun-Hohenstein (Vfb B Libri Arch. B. 1890, fol. 3081).
1972, Widmann Franz.
1982, Piergiorgio Gazzini.

Maso Steinmann
p. e. 73
Ne vantavano la signoria fondiaria i Liechtenstein.
1445, Hainrich von Sissan (TLA II 5571).
1528. Niclas Kirchhamer in Sissa (vedere Renner); a lui succedette il figlio Martin.
1557, i masi Renner e Steimnann vengono scissi; quest' ultimo passa a Zvprian, figlio di Martin. Zyprian risiedeva al Renner e dava in locazione lo Steinmann. Il fittavolo Gregori Egen nel 1561 ricusò l'affitto dei due primi anni di colonìa “perché i fondi erano in cattive condizioni”
15664. Zvprian vende lo Steinmann a Veit Sagmeister, esattore all'Adige, per 1100 fiorini. I1 nuovo acquirente volle che l'affittuario mettesse a vigneto nuove aree. Per alcuni decenni fu manente al maso Jacob Rigato detto Orient. A quell'epoca il possedimento misurava 10 ettari e più, costituiti per i due terzi da prato. IL Sagmeister aveva evidentemente contratto debiti poiché nel 1569 il maso venne pignorato.
1570. il maso diventa proprietà di Lucas Römer. barone zu Maretsch. Egli fece probabilmente edificare a nuovo i fabbricati; a ciò sembra alludere la data 1595 incisa sulla trave di culmine del tetto. Si continuò a dare in affitto il podere a condizioni piuttosto onerose, cioè a scadenze triennali e dietro la corresponsione di metà del vino prodotto; con raggiunta inoltre di un canone d'affitto pecuniario. Inoltre sulla metà del vino spettante al fittavolo, vantava pure una sua porzione anche l'amministratore dei baroni.
1601. Hieronimus Rieller, colono allo Steimnann del barone Lucas Römer zu Maretsch. Seguirono in qualità di coloni: Hanns Mayr (1610) e Sebastian Schleher (1612).
Imorno al 1619 muore Hans Mavr, fittavolo della famiglia Hendl al Sissa. Egli resta debitore nei confronti di Ulrich Hendl barone zu Goldrain and Maretsch.
1650, Hans Jacob Clainhaus von Milrain und Labers.
1702, inventario dei beni alla morte di Christof Plunger che fu colono dei conti Thun allo Steinmann.
1703. Maximilian conte Thun.
1777. Johann Vigil conte Thun.
1828, Ferdinand conte Thun.
1870, il maso passa in eredità ai fratelli conti Toggenburg (Vfb B Libri Arch. B. 1871, fol. 5708).

Altre case
Nel 1903 Josef Joris di Nanno in Val di Non costruì 1a casa p.e. 68 nella palude Grabmayr, attraversata dalla linea ferrovaria.
Nel 1900 Ludwig Kräutner, fabbricante di birra a Blumau/ Prato Isarco, vendette a Modesto Portolan il prato Kräutwies con la casa annessa p. e. 173.
1906. Johann Loner di Lavis.


Fonte e per saperne di più: DAL PAESE ALLA CITTA' - LAIVES   Inizi - Sviluppo - Prospettive
Editore: Cassa Rurale di Laives -Leifers
Athesiadruck, Bolzano-Bozen 1998










lunedì 16 gennaio 2012

immagini blog splinder

lunedì, 01 agosto 2011

Foto di Stefano Odorizzi





"The Moray Club" Francesca Sordon, Francesco Brazzo,
Pietro Berlanda, Gabriele Muscolino



Francesco Brazzo



Francesca Sordon



Gabriele Muscolino



Pietro Berlanda



Pietro Berlanda, Gabriele Muscolino



Francesca Sordon



Gabriele Muscolino



Pietro Berlanda



Francesco Brazzo



Sala Nuovo Teatro di San Giacomo







Gran Finale



Lorenzo Merlini



lunedì, 01 agosto 2011

Foto di Lina Montan



Foyer con mostra di quadri dell'artista Piero Archis



Foyer con mostra di quadri dell'artista Piero Archis



Renato Panizza alla mostra



Albero dei desideri







"The Moray Club" Francesca Sordon, Francesco Brazzo,
Pietro Berlanda, Gabriele Muscolino





Lina Montan - foto di Stefano Odorizzi
lunedì, 01 agosto 2011

Foto di Riccardo Di Valerio



Foyer Nuovo Teatro San Giacomo



Albero dei desideri



Gruppo della Filodrammatica Strapaes in costume medievale



Mara Da Roit e Tina Feller (presidente Centro Culturale San Giacomo Agruzzo)



"The Moray Club" Francesca Sordon, Francesco Brazzo,
Pietro Berlanda, Gabriele Muscolino



Mara Da Roit, Lina Montan, Tina Feller, Pierpaolo Dalla Vecchia



Mara Da Roit



Pierpaolo Dalla Vecchia






Gran finale

domenica, 06 febbraio 2011



Visione del Masterplan relativo all’impianto aeroportuale

 LAIVES. A qualche giorno dalla presa di posizione contraria all’ampliamento dell’aeroporto di San Giacomo, il sindaco Liliana Di Fede ha incontrato l’assessore Thomas Widnmann. Lo ha fatto assieme ad amministratori di Bronzolo, Vadena e Bolzano per prendere finalmente visione del Masterplan relativo all’impianto aeroportuale. «Ce lo hanno presentato - dichiara il sindaco di Laives - e così abbiamo avuto modo di ottenere anche ulteriori informazioni che non conoscevamo. Fin qui noi come giunta abbiamo espresso un parere contrario al progetto di ampliamento della pista in direzione sud, e adesso, con i nuovi elementi a disposizione potremo approfondire la questione». Il problema principale legato a questo eventuale ampliamento è determinato dalle fasce di rispetto per ragioni di sicurezza, fasce che, proprio verso sud, incidono sul territorio comunale di Laives e in parte minima anche su quello di Vadena. Su Laives ad esempio graverà la fascia principale, quella che imporrà maggiori limitazioni anche di carattere urbanistico e seppure quasi tutto il territorio a sud dell’aeroporto sia terreno agricolo, con le fasce di rispetto, per parecchia superficie non sarà più possibile costruire alcunché.
Alto Adige 6-2-11


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domenica, 30 gennaio 2011



Serata da tutto esaurito al Nuovo Teatro di S. Giacomo

Partenza col botto, per il Centro culturale S. Giacomo, nell'anno di attività 2011. Merito di uno spettacolo indubbiamente atipico e fuori dalla norma, rivelatosi capace di attrarre pubblico non soltanto dalla frazione ma anche da Laives, Bassa Atesina, e dallo stesso capoluogo. Col risultato di vedere il Nuovo Teatro di S. Giacomo al "tutto esaurito": e davvero non accade spesso...
Il canovaccio è presto detto: un bellissimo documentario alpinistico, "Roda di Vael, 100 anni di arrampicate nelle Dolomiti", proiettato per gentile autorizzazione della Casa di Produzioni MediaArt, preceduto e seguito da canti di montagna interpretati dal Coro Laurino. E, in mezzo al tutto, un interessante botta e risposta fra la conduttrice della serata Mara Da Roit e una parte del team artefice della realizzazione del film-documentario: il regista Markus Frings e gli operatori di ripresa Marco Polo e Davide Marinovich. Dinnanzi a una platea attentissima e curiosa sono state snocciolate informazioni di prima mano sulla genesi dell'opera, sulle novità tecnologiche utilizzate e sulle ardimentose modalità di lavorazione - con i cineoperatori calati dall'alto e imbragati a corde per effettuare le riprese delle ascensioni in corso.
Grandi apprezzamenti anche per il Coro Laurino, le cui performances hanno trovato un perfetto alleato nel Nuovo Teatro di S. Giacomo e nella sua acustica di prim’ordine, come non hanno mancato di rilevare il presidente dell’ensemble Remigio Servadio e il direttore Mariano Pisetta.
Tutti soddisfatti, dunque, al termine, a cominciare dagli organizzatori del Centro culturale S. Giacomo. "Un riscontro di questo tipo porta nuova linfa al nostro operato", hanno commentato i membri di direttivo. Col pensiero già ai prossimi appuntamenti da organizzare: il 19 febbraio la terza "Rassegna delle Corali", in collaborazione con il Coro Monti Pallidi di Laives, e il 15 aprile l'atteso concerto della band dei "Nachtcafé", con Gabriele Muscolino, Francesco Brazzo ed altri talentuosi musicisti, che porteranno a S. Giacomo il loro repertorio di musica d'autore sconfinante nel jazz, nel latino-americano, nell'ethno: e non si escludono altre sorprese...

GALLERIA FOTOGRAFICA:


Serata "Roda di Vael e Coro Laurino" al Teatro di S. Giacomo ~ 21.01.2011. IL CORO LAURINO ~
Foto: Riccardo Di Valerio



Il Coro Laurino. Foto: Stefano Odorizzi







La corda d'epoca appartenuta ad Erich Abram. Foto: Riccardo Di Valerio



Introduzione al documentario. Foto: Riccardo Di Valerio



Un frangente del documentario "Roda di Vael, 100 anni di arrampicate nelle Dolomiti"



Un frangente del documentario "Roda di Vael, 100 anni di arrampicate nelle Dolomiti"



Gli operatori di ripresa Marco Polo e Davide Marinovich con la conduttrice Mara Da Roit.
Foto: Riccardo Di Valerio


Mara Da Roit, Marco Polo, Davide Marinovich. Foto: Stefano Odorizzi



Il regista Markus Frings con la conduttrice Mara Da Roit. Foto: Stefano Odorizzi



ancora il regista Markus Frings sul palco del Nuovo Teatro di S. Giacomo. Foto: Stefano Odorizzi



Un frangente del documentario "Roda di Vael, 100 anni di arrampicate nelle Dolomiti"



Mara Da Roit, Marco Polo, Davide Marinovich. Foto: Riccardo Di Valerio



Vengono illustrati alcuni passaggi del documentario. Foto: Riccardo Di Valerio



Platea gremita al Nuovo Teatro di S. Giacomo. Foto: Stefano Odorizzi



Il Coro Laurino. Foto: Riccardo Di Valerio



Il Coro Laurino. Foto: Riccardo Di Valerio



Il Coro Laurino. Foto: Riccardo Di Valerio



Dario Spadon, Markus Frings, Mara Da Roit, Marco Polo, Davide Marinovich



Assessore Georg Zelger, Mara Da Roit, assessore Dino Gagliardini,
Tina Feller (presidente del Centro culturale S. Giacomo), assessore Alberto Covanti.
Foto: Riccardo Di Valerio







giovedì, 06 gennaio 2011


Soprano Andrea Ferreira - concerto «Invito all’Opera»

Bilanci e progetti del Centro Culturale S. Giacomo 82

Testo di Mara Da Roit

[ Galleria fotografica in calce ! ]

Quello che si è appena concluso è stato un anno particolarmente ricco di eventi per il Centro culturale S. Giacomo.
Complice anche l’importante riferimento logistico del Nuovo Teatro di S. Giacomo, si è infatti dipanata lungo l’arco dei dodici mesi una intensa attività di cultura e spettacolo.
La sala di Via Maso Hilber ha ospitato - citando in ordine sparso - il concerto dei Cameristi di Bolzano con il Maestro Andrea Bambace, per ricordare il bicentenario dalla nascita di Robert Schumann, il concerto della Andrea Maffei Spritz Band con il progetto «Il Suonatore Jones», il concerto della Corale Polifonica Giuseppe Verdi di Bolzano, quello del Monteverdi Brass Ensemble sotto la direzione del trombettista di caratura internazionale Marco Pierobon, con un programma spaziante dal classico al jazz allo swing, e ancora una rassegna di Canti della Montagna.
Incursioni in vari campi musicali, a quanto si vede, per venire incontro alle esigenze e ai gusti di tutti.
Da segnalare poi la rappresentazione dello spettacolo teatrale «Ida Dalser, la moglie di Mussolini», la rievocazione estiva in costume «Sul Sentiero dei Cantastorie», la premiazione del Concorso fotografico del Triveneto «Il Margine» e due mostre fotografiche.
Come se non bastasse, parallelamente a tutto ciò la saletta del Centro culturale presso la Palazzina delle Associazioni di S. Giacomo ha ospitato un nutrito ciclo di conferenze in collaborazione con l’Upad e la proiezione di due reportage di viaggio.
Un bilancio che è ragione di legittima soddisfazione per il direttivo del Centro, anche alla luce dell’ottimo riscontro di pubblico fatto registrare dalle varie proposte. «Ma non per  questo vogliamo riposare sugli allori», precisa la presidente del Centro Culturale S. Giacomo, Tina Feller, «infatti siamo già a buon punto nella messa a punto del programma d’attività per il 2011, sempre con il sostegno del Comune di Laives e della Provincia di Bolzano».
E si lascia sfuggire qualche anticipazione: «Cominceremo nella seconda metà di gennaio con la proiezione, presso il Nuovo Teatro, di un film-documento sulla ricostruzione di una importante impresa alpinistica, completato tematicamente da alcuni canti della montagna. A febbraio avremo una prima conferenza sulla spinosa tematica del "nucleare". E a primavera porteremo a S. Giacomo la band dei Nachtcafé, con Gabriele Muscolino, Francesco Brazzo e altri musicisti di prim'ordine, con il loro coinvolgente repertorio di musica d’autore.»
La collaudata filosofia dell’alternanza di generi continua, insomma. Come continua l’impegno in favore della cittadinanza ma anche di nuovi pubblici. «Il 2010 ha visto crescere sensibilmente la presenza alle nostre manifestazioni (l'ingresso alle quali è sempre libero) di spettatori provenienti da Bolzano, Laives e non soltanto. E questo non può che accrescere la nostra motivazione», conclude Tina Feller.
Le premesse paiono esserci tutte, dunque, per un nuovo anno di cultura e spettacolo d’alto livello.   


CARRELLATA FOTOGRAFICA DI ALCUNE DELLE INIZIATIVE DEL 2010:


Concerto Andrea Maffei Spritz Band / «Il Suonatore Jones», foto R. Di Valerio



Concerto Andrea Maffei Spritz Band / «Il Suonatore Jones», foto R. Di Valerio


Concerto Andrea Maffei Spritz Band / «Il Suonatore Jones», foto R. Di Valerio


Spettacolo «Ida Dalser, la moglie di Mussolini», foto Di Valerio


Spettacolo «Ida Dalser, la moglie di Mussolini» (con l'autore Marco Zeni),
foto R. Di Valerio




Spettacolo «Ida Dalser, la moglie di Mussolini», foto R. Di Valerio


Spettacolo «Sul Sentiero dei Cantastorie», foto R. Di Valerio


Spettacolo «Sul Sentiero dei Cantastorie», foto R. Di Valerio


Spettacolo «Sul Sentiero dei Cantastorie», foto R. Di Valerio


Concerto de I Cameristi di Bolzano, col M° Andrea Bambace, foto S. Odorizzi


Concerto de I Cameristi di Bolzano, col M° Andrea Bambace, foto S. Odorizzi


Concerto del Monteverdi Brass Ensemble, col M* Marco Pierobon, foto M. Da Roit


Concerto del Monteverdi Brass Ensemble, col M* Marco Pierobon, foto R. Di Valerio


Concerto del Monteverdi Brass Ensemble, col M* Marco Pierobon, foto R. Di Valerio


Da sin.: la presidente del Centro culturale S. Giacomo, Tina Feller,
con l'addetto stampa Mara Da Roit, foto R. Di Valerio



Il Nuovo Teatro di S. Giacomo, foto S. Odorizzi


Il direttivo del Centro culturale S. Giacomo: da sinistra Tina Feller (presidente), Bruno Barchetti, Mara Da Roit, Renato Panizza, Anna Scalzotto, Clelia Marchel, Riccardo Di Valerio, Eleonora Elia. Foto: R. Di Valerio
giovedì, 16 dicembre 2010


Marco Pierobon conquista il pubblico del Nuovo Teatro di San Giacomo
San Giacomo di Laives, 11.12.2010: concerto del «Monteverdi Brass Ensemble» con un illustre direttore
Testo di Mara Da Roit
Fotoservizio: Riccardo Di Valerio


La sua veste più conosciuta è indubbiamente quella di talentuoso trombettista e di musicista eclettico di caratura internazionale, già «Prima tromba» dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Orchestra dell’Accademia Musicale di Santa Cecilia, della Chicago Symphony Orchestra. Non a caso Marco Pierobon è giunto al Nuovo Teatro di S. Giacomo, sabato 11 dicembre 2010, preceduto dalla sua fama in campo musicale.
Quel che il pubblico si aspettava forse meno, e ha invece scoperto via via nel corso della serata, sono il suo fare ammiccante, la schietta simpatia, la verve ironica. Per non parlare della gestualità travolgente nel dirigere il
«Monteverdi Brass Ensemble», dato che appunto questo era il ruolo preminente da lui rivestito nell’ambito del concerto. Non che abbia fatto mancare alcuni virtuosismi alla tromba, naturalmente. I tanti estimatori se li aspettavano e sono puntualmente arrivati…!

Coinvolgimento ad ampio spettro
Un vero istrione, insomma, sotto la cui direzione i giovani allievi (oltre una ventina) delle classi di ottoni del Conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano hanno dato il proprio meglio.
A completare l’ensemble, il promettente gruppo dei
V-Brass Quintet, ma anche musicisti affermati quali Paolino Trettel alla tromba, Gigi Grata alla tuba, Mario Punzi alla batteria. E qui si intuisce una particolarità della formazione, composta infatti da tutti gli ottoni - come il nome rivela - ma anche dalle percussioni. Un «assemblaggio» innovativo, per quella che è la tradizione del Conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano. E a dir poco d’effetto.
Intrigante anche il programma, capace di spaziare dal jazz al sinfonico, dallo swing alle colonne sonore, ai grandi classici. Come la celeberrima «New York, New York», proposta nel finale e «spacciata» dall’ineffabile maestro - dato il periodo... - per «un
brano prettamente natalizio:Natale a New York, Natale a New York’».
Pubblico avvinto e divertito fino all’ultimo, dunque, e serata riuscitissima sull’onda dei suoi vari contenuti. Non ultimo quello affettivo, visto che Marco Pierobon, come svelato nell’introduzione al concerto, ha un legame d’infanzia con San Giacomo, avendovi frequentato le scuole elementari. Un bel vanto, per la comunità locale.

Soddisfazione per tutti
Visibilmente soddisfatti per l’esito della serata si sono mostrati, al termine, gli esponenti del Centro Culturale S. Giacomo, che ha organizzato l’evento in collaborazione con l’Associazione Musica in Aulis; e vivo compiacimento ha mostrato il direttore artistico della stessa Musica in Aulis, il Maestro Andrea Bambace, presente in sala.
Avvinto e convinto è risultato, più in generale,
tutto il pubblico. «Una bellissima serata, stimolante e divertente», di questo tenore i commenti raccolti a piene mani, riferiti all'azzeccato mix cultura-spettacolo. E quale miglior modo, per il Centro Culturale San Giacomo, per chiudere la sua annata di proposte alla cittadinanza.

Il bilancio del Maestro
Eccellente, infine, il bilancio di Marco Pierobon nel suo triplice ruolo di direttore-interprete e di docente presso il Conservatorio Monteverdi. «I ragazzi hanno suonato molto bene: avrebbero potuto dare del filo da torcere a una formazione professionista», ci ha detto. Poi una riflessione didattica: «Esperienze del genere sono importanti da un punto di vista formativo, perché favoriscono e aiutano a coltivare il rapporto con il palcoscenico».
E il suo bilancio personale? «Ah beh... io e le ‘guest-star’ ci siamo divertiti un sacco!», ammette sornione, tornando a stretto giro l’estroso personaggio che è. Un personaggio che davvero ha portato del nuovo a San Giacomo. Ed è un’ottima cosa che San Giacomo abbia saputo apprezzare.



Mara Da Roit, del Centro Culturale S. Giacomo, ha introdotto il concerto




Il «Monteverdi Brass Ensemble» sotto la direzione del M° Marco Pierobon




Marco Pierobon












Mario Punzi






10: Il V-Brass Quintet con Marco Pierobon




11: Il V-Brass Quintet con Marco Pierobon




























La presidente del Centro Culturale S. Giacomo, Tina Feller





La locandina della serata



mercoledì, 10 novembre 2010





Porte aperte al depuratore Fossa Grande 

BRONZOLO. Giornata delle porte aperte al depuratore Fossa Grande di Bronzolo, venerdì 12 novembre. Eco Center, società che gestisce l’impianto di depurazione delle acque, aprirà l’impianto a tutta la comunità: alla mattina le visite saranno dedicate soprattutto alle scolaresche del circondario, che potranno così rendersi conto di cosa sia un impianto di depurazione e come funzioni. Nel pomeriggio, a partire dalle 14.30, porte aperte anche alla gente. Sarà l’occasione anche per presentare ufficialmente il nuovo impianto che Eco Center sta progettando (e che verrà costruito prossimamente) per trattare i fanghi provenienti dalla ditta Vog di Laives. Negli ultimi anni ci sono stati problemi a causa di sovraccarichi di lavoro per l’impianto a causa della quantità di fanghi conferita dalla ditta Vog che lavora le mele e la soluzione - si è capito - arriverà solo con il nuovo impianto di pre-trattamento di questi fanghi. Dalle 15 alle 17 poi, visite guidate all’impianto Fossa Grande, che normalmente non è accessibile al pubblico. I tecnici di Eco Center saranno a disposizione per tutte le spiegazioni relative al ciclo di depurazione dei fanghi all’interno del grande impianto. (b.c.)
Alto Adige 10-11-10
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giovedì, 28 ottobre 2010




Con il concerto «Invito all’Opera»  la musica operistica prende piede al Nuovo Teatro di San Giacomo.

La Corale“Giuseppe Verdi” di Bolzano e Merano, in collaborazione con il Centro Culturale San Giacomo ha  presentato brani famosi tratti da opere di Giuseppe Verdi e Gaetano Donizetti.

Fotografia: Riccardo di Valerio

Ecco le immagini piu salienti del concerto:






































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martedì, 26 ottobre 2010


mostra fotografica di Luis Raffeiner

Di particolare interesse storico sociale  la mostra fotografica intitolata:
"Ero in guerra: impressioni di un sudtirolese dalla campagna di Russia"di Luis Raffeiner
In pochi raccontarono ciò che avevano fatto e ciò che avevano visto.
Raffeiner è un caso quasi unico, perché di quell'esperienza ha deciso di parlare, mettendo i propri ricordi nero su bianco, in un libro da poco uscito per l'editore Raetia dal significativo titolo «Wir waren keine Menschen mehr» («Non eravamo più esseri umani») e sostenendo la realizzazione della mostra che potete vedere qui a San Giacomo.
Di fronte ai silenzi del passato, Raffeiner ci parla delle brutalità commesse, anche di quelle in cui in qualche modo lui stesso è stato coinvolto, da soldato che, come dice lui stesso, non era più un essere umano.

Organizzazione: Centro Culturale San Giacomo A. 82

Foto: Riccardo Di Valerio















Mostra promossa dall’Ufficio provinciale educazione permanente in collaborazione con l’Archivio provinciale, le biblioteche provinciali Teßmann e Claudia Augusta, la casa editrice Raetia
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mercoledì, 08 settembre 2010


Il sentiero dei Cantastorie 2010.

Altro contributo fotografico di Rit
a che ringraziamo di cuore
.
































martedì, 03 agosto 2010

Il sentiero dei cantastorie 2010 - Altre immagini della festa

Foto di Riccardo Di Valerio













































giovedì, 29 luglio 2010




Il sentiero dei cantastorie - Immagini della festa

Foto di Riccardo Di Valerio

























































Chi avesse foto della festa ed ha il piacere di pubblicarle può spedirle a questo indirizzo: scorrevoce@gmail.com

Passate Parola

Un ringraziamento di cuore

Lorenzo
lunedì, 08 febbraio 2010



Foto e immagini del canevale di Laives 2010.  Edizione n. 33




























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mercoledì, 02 settembre 2009



Safety Park in attesa di una nuova immagine





Marketing da curare

di Ezio Danieli
 VADENA. La società di gestione del Safefy Park - il Centro di guida sicura provinciale che si trova a ridosso della discarica Ischia Frizzi - ha indetto un bando di gara a livello europeo per la predisposizione e l’attuazione di un piano di impresa per il Centro di Guida sicura corredato del relativo know-how, da un piano di esercizio, da un piano di formazione, da un piano marketing e da un piano relativo alle attività sportive e ricreative. Verrà presa in considerazione l’offerta economicamente più vantaggiosa in base ai criteri che sono indicatui nel capitolato d’oneri, nell’invito a presentare le offerte o a negoziare oppure nelle specifiche. Le offerte dovranno essere presentate entro le ore 12 del prossimo 5 ottobre e verranno aperte alle ore 14 del 12 ottobre presso il Safety Park. La somma fissata è di un milione e 50 mila euro e si precisa, nel bando appunto, che «l’importo consiste in una quota fissa ed una quota variabile legata al raggiungimento degli obiettivi» che vengono indicati nel capitolato prestazioni. È possibile il prolungamento di sei mesi dell’incarico.
 Questo piano di impresa per il Safety Park - che comprende come detto anche un piano di marketing ed un piano per le attività sportive e ricreative da svolgersi presso il Centro Guida Sicura - è una novità assoluta per la grande struttura che, per la direzione tenica, si è affidata all’austriaco Franz Fabian che opera da oltre 20 anni nel settore della sicurezza stradale e che fa parte anche del team di Franz Wurz, padre di Alexander, ex pilota di Formula 1, che in un primo momento - come si ricorderà - era stato indicato come il «papabile» per assumere la gestione della struttura.
 Il Safety Park è caratterizzato da una serie di percorsi ad ostacoli con con le tecnologie più all’avanguardia per simulare situazioni di pericolo reale. A ridosso della palazzina per i servizi (con un ampio atrio che potrà ospitare manifestazioni) c’è anche il modulo riservato alle scuole con tanto di semafori e attraversamenti pedonali dove i più piccoli hanno modo di imparare come muoversi sicuri. E sono proprio gli studenti ad essere sempre numerosi grazie all’accordo che è stato sottoscritto dal Safety Park e dalla Provincia con le Intendenze scolastiche. Il tutto con risultati che vengono giudicati eccellenti sia per numero di partecipazioni che per interesse. È evidente che anche nel nuovo piano di impresa che si intende dare in appalto la priorità assoluta verrà data proprio alle lezioni di Guida Sicura con l’obiettivo - dichiarato fin dal giorno di apertura del Centro - di contribuire, appunto insegnando a guidare, di ridurre il numero degli incidenti stradali.

Una spesa subito contestata

VADENA. Immediata presa di posizione dei Freiheitlichen che in un’interrogazione presentata in consiglio provinciale chiedono lumi sulla necessità di spendere 1,050 milioni per un piano d’impresa per il Centro di guida sicura. «Quali sono i motivi che hanno spinto a indire un bando per l’elaborazione di un concetto d’impresa se per l’assessore competente il Centro funziona al meglio e a breve sarà in attivo? Chi ha elaborato il primo piano di gestione e con quali costi? Quali sono i compiti del direttore e qual è il suo compenso? Che serietà può avere un bando se tra la data per avere gli allegati e quella per presentare le offerte c’è solo una settimana di tempo? Può essere che il concorso sia stato concepito per una ditta o una persona in particolare?».


«Verifiche sui rumori risultati fra poche ore»

LAIVES. Paul von Guggenberg, direttore del Safety Park, conferma: «Questione di ore, poi saranno resi pubblici i dati della seconda fase di verifiche sui rumori al Safety Park». Lo aveva anticipato l’altro giorno anche l’assessore provinciale Michl Laimer al consigliere Sigmar Stockner dei Freiheitlichen che all’inizio dello scorso mese di luglio aveva chiesto spiegazioni in merito all’inquinamento acustico. La seconda giornata di prove fonometriche, all’inizio di questo mese di agosto, ha dato risultati incoraggianti rispetto alla prima. I mezzi che effettuavano i test avevano montato nuovi sistemi di riduzione del rumore. Le moto da «Supermotard», che già la scorsa primavera erano risultate le più rumorose in assoluto, hanno fatto segnare, a bordo pista, un livello che oscillava attorno ai 90 decibel, assai meno quindi degli oltre 110 precedenti quando le stesse moto erano dotate di silenziatori normali. Anche per i go-kart le cose sono andate meglio e se ne sono resi conto anche coloro che abitano nei masi attorno alle piste del Safety Park. Ora non resta che attendere i dati ufficiali dopo l’elaborazione da parte dei tecnici di quanto è emerso a seguito delle prove.

Alto Adige 02-09-09


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sabato, 22 agosto 2009



Segnavia solo in tedesco: bufera giudiziaria


Il Cai invoca l’intervento della Corte dei Conti, Sd e Pdl annunciano esposti in procura

Sotto accusa l’utilizzo dell’Avs di fondi pubblici per la sostituzione di 60 mila cartelli sui sentieri: toponimi italiani spariti

di Francesca Gonzato
 BOLZANO. La cancellazione dei segnavia in italiano sui sentieri gestiti dall’Avs diventa una vicenda giudiziaria, oltre che politica e turistica. Arriva un esposto in procura di Sd, studia azioni anche Maurizio Vezzali (Pdl) e l’uso di denaro pubblico per un progetto di segnaletica che non rispetta il bilinguismo potrebbe sfociare in una inchiesta della Corte dei Conti. Ne sono convinti al Cai, forti di un parere rilasciato dall’Avvocatura di Stato al Commissariato del governo. E proprio al Commissario del governo Fulvio Testi il presidente del Cai Giuseppe Broggi si è rivolto alcune settimane fa.
 Il caso è stato rilanciato dalle proteste dei turisti italiani, che questa estate si sono trovati a fare i conti con l’installazione ormai massiccia della nuova segnaletica, prevalentemente in tedesco, curata dall’Avs con il co-finanziamento del programma europeo Obiettivo 2. Un progetto che prevede oltre alla segnaletica, la rilevazione digitale dell’intera rete sentieristica provinciale e il trasferimento dei dati in un sistema informativo escursionistico. Irritato, l’assessore al turismo Hans Berger nega «lamentele dei turisti», ma fa sapere che la giunta ha chiesto un parere all’ufficio legale.
 Al Cai sono sempre più agguerriti. Broggi ha già anticipato che il dossier del Cai sulla segnaletica Avs (previsti 60 mila cartelli) verrà presentato al ministro dell’interno Roberto Maroni, cui è stato chiesto un appuntamento in occasione della prossima riunione del tavolo della convivenza. L’utilizzo dei fondi del programma europeo «Obiettivo 2» (finanziamento comunitario, statale e provinciale), spiega Broggi, «può diventare materia della procura della Corte dei Conti. Chiediamo semplicemente il rispetto delle norme statutarie sul bilinguismo: siamo convinti che debbano essere rispettate dall’Avs, nel momento in cui si avvalgono di finanziamenti pubblici per realizzare la nuova segnaletica». Broggi, affiancato ieri in sede dal vicepresidente Vito Brigadoi, non parla a caso. E’ di pochi anni fa il parere fornito dall’Avvocatura dello Stato al Commissariato del governo proprio su questo tema. Secondo l’Avvocatura dello Stato, una associazione nel momento in cui utilizza finanziamenti pubblici per un progetto specifico assume il ruolo di concessionario di servizio pubblico, tenuto a rispettare le norme sul bilinguismo. Se la procura della Corte dei Conti ritenesse fondata questa impostazione, potrebbe agire sull’Avs e anche sulla pubblica amministrazione. Vezzali: «L’Avs ha ottenuto solo un contributo dalla Provincia o un vero e proprio incarico per l’installazione della segnaletica? Nel secondo caso devono rispettare la normativa: se l’Avs ha sbagliato dovrà ripristinare la segnaletica in due lingue». Altra ipotesi, il governo potrebbe procedere con una impugnazione al Tar. Il presidente dell’Avs Georg Simeoni ha anticipato che cercherà una mediazione con le sezioni per ripristinare alcuni toponimi italiani e diciture come «forcella» o «sentiero» nei cartelli non ancora installati. Broggi: «Non basta».


«Lo Statuto non è un menu alla carta»


BOLZANO. Guido Margheri (Sinistra democratica) ha deciso di rivolgersi alla magistratura con un esposto sulla segnaletica in tedesco curata dall’Avs con fondi pubblici: «In questi mesi non vi è stato alcun passo avanti sulla questione e l’Avs con la copertura esplicita della Provincia ha continuato ad operare come se niente fosse. Il Pacchetto e lo Statuto non sono un menu alla carta, le regole devono essere rispettate». La deputata Michaela Biancofiore (Pdl) concorda con il Cai: «Se ne deve parlare al Tavolo della convivenza del ministro Maroni». Il consigliere provinciale Maurizio Vezzali (Pdl) studia a sua volta iniziative giudiziarie e attacca il presidente dell’Avs Georg Simeoni: «L’operazione dell’Avs non fa che inasprire le tensioni etniche: le norme statutarie sono di immediata applicazione».


Alto Adige 22-08-09
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lunedì, 08 giugno 2009


Sul Virgolo una miniera archeologica
Chiesa di San Vigilio
Chiesa di S. Vigilio - Vigiliuskirche 1900

La cementificazione è la minaccia che incombe. La posizione di Italia Nostra

LA STORIA


Ambiente e Salute, e Il Nostro Virgolo, associazioni bolzanine, movimenti di opinione e di pacifica lotta per la salvaguardia delle pendici di Bolzano in generale e segnatamente del Virgolo, si adoperano da anni perché la trascurata collina che incombe rassegnatamente sul centro di Bolzano non venga trasformata in un parco giochi e acquisti per adulti danarosi che più o meno inconsapevolmente portino acqua al mulino di una città che sa per lo più vendere (in merci) ma non acquistare (in qualità dell’esistenza).

Italia Nostra le sostiene, e siccome stima preferibile l’unione, che notoriamente fa la forza, ha organizzato insieme a loro, alcune sere fa, nella sala conferenze del vecchio Municipio di Bolzano in Via Portici 30 (Archivio Storico della città di Bolzano), una conferenza su “Storia antica e cristianità del nostro colle” (relatore Padre Georg Schraffl) e sull’archeologia del Virgolo.


Di quest’ultima parlerà il Lorenzo Dal Ri, Direttore dell’Ufficio Beni archeologici della Provincia, profondo conoscitore dell’archeologia regionale e autore di un fortunato scavo nella chiesetta di San Vigilio. Nominata per la prima volta nel 1275, la chiesetta poteva ormai vantare, nel XIII secolo, una lunga storia che arretra fino ai secoli del primo Medioevo.

Gli scavi hanno infatti dimostrato che l’aspetto attuale dell’edificio rielabora e amplia un edificio ben più antico di forma rettangolare (circa m 7x5) sprovvisto di abside, a cui erano associate sepolture i cui corredi funerari possono datarsi al VI-VII sec. d.C. Tuttavia altri reperti, tra cui frammenti di un tipico bicchiere in vetro, indicano che l’epoca in cui pare appropriato inquadrare la nascita di questo edificio sia il V-VI sec. d.C.

Si tratta pertanto di una chiesa che documenta non solo l’acquisizione della religione cristiana in età tardoantica o alle soglie del primo Medioevo, ma le origini stesse della città di Bolzano.
A testimonianza dell’importante ruolo assunto da questo luogo di culto nel corso dell’alto Medioevo, bisognerà citare la sepoltura, verso la fine dell’VIII sec. d.C., di un personaggio di spicco, inumato con una rara cintura portaspada di tipo italico-bizantino.

Secondo la ricostruzione storico-archeologica, la chiesa di San Vigilio dovette sorgere come edificio di culto di un castrum, cioè di un insediamento fortificato: forse lo stesso citato da Paolo Diacono, verso l’anno 680, nella sua Historia Langobardorum? Secondo lui vi risiedeva il conte baiuvaro che reggeva Bauzanum e altri villaggi fortificati, combattuto dal duca longobardo Alahi.

Chiesa di San Vigilio al Virgolo.
Scene della vita di una donna ossessa fine XIV.

Il Virgolo è giustamente difeso per motivi ambientali e paesaggistici. Va difeso inoltre per motivi che hanno a che fare con il ruolo che le Istituzioni cittadine e provinciali intendono riconoscere alle associazioni protezionistiche.
Qui sia chiaro che una richiesta di ruolo da parte nostra, cioè di ascolto di rispettabili istanze, non è che un segno di rispetto per le Istituzioni democraticamente elette: quanto alla reciprocità...Detto questo si pone un interrogativo tecnico.

Se il Virgolo, come sembrano indicare gli scavi, è sede di quel castrum Bauzanum che è all’origine stessa della nascita di Bolzano, come si potranno conciliare vasti sbancamenti necessari alla realizzazione di una cittadella del consumo, con la conservazione dei resti archeologici che, senza dubbio, emergeranno nel corso dei medesimi?

È forse opportuno aggredire il patrimonio archeologico del Virgolo, insieme al suo valore paesaggistico e ambientale, per l’interesse effimero di un imprenditore e dei suoi amici? Chi pagherà gli onerosi scavi? E infine: quanto resterà, sul terreno, di ciò che eventualmente sarà stato scavato?
E in una parola, che progetto si formula sulla ricerca, e sulla conservazione dei resti della prima Bolzano che potranno emergere sul Virgolo se, Dio non voglia, sarà oggetto della promessa cementificazione?

Presidente Italia Nostra Alto Adige

 UMBERTO TECCHIATI


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martedì, 26 maggio 2009


Teatro           San Giacomo          
Aula Magna

proscenio



sala

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martedì, 26 maggio 2009


C’è l’orchestra Haydn per festeggiare il teatro di San Giacomo


S. Giacomo, da domani iniziative per l’inaugurazione

 LAIVES. Inizia domani a San Giacomo la serie di iniziative che accompagneranno, fino al termine della settimana, la festa di inaugurazione della nuova sala teatrale in zona scolastica.


 Il via è affidato all’orchestra Haydn, diretta da Alfonso Scarano, che proporrà un concerto prestigioso con musiche tratte dai repertori di Mozart e Beethoven. Il concerto inizierà alle 20 e ci sono ancora biglietti disponibili per chi vuole entrare. Il Comune mette infatti a disposizione tutti quelli avanzati dopo averli distribuiti alle varie associazioni invitate per questa occasione.

 Ma, come detto, la festa di inaugurazione non si esaurirà col solo concerto:




giovedì toccherà infatti alle scuole elementari della frazione, che proporranno a loro volta spettacoli musicali, di danza e video, realizzati appositamente per questa occasione.

Infine, il 30 maggio alle 20.30, esibizione del coro «Le Pleiadi» di Bolzano, organizzata dal Centro culturale San Giacomo Aguzzo 82.


L’inaugurazione si svolge da domani ma la sala è agibile (e usata già da qualche settimana).

Alto Adige 26-05-09
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mercoledì, 08 aprile 2009


Foto Aeroporto di San Giacomo
Bolzano alle spalle




Per vedere altre immagini dell'aeroporto clicca   QUI'

Il paese di San Giacomo Laives alle spalle della pista



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lunedì, 06 aprile 2009

Documentiamo fotograficamente i luoghi della futura ciclabile di San Giacomo




Dalla chiesetta di San Giacomo vediamo la via Thaler congiungersi alla SS12



L'incrocio visto sempre dall'alto dove sorgerà la rotonda prevista nel progetto



Lo stesso incrocio visto dalla SS12




La ciclabile percorrerà il lato sinistro della statale, la parte opposta dei ciclisti che vedete in foto



Proseguirà sempre sulla sinistra per arrivare



 all'incrocio a sinistra con  via Pascoli fino a giungere



all'incrocio con la stradina consorziale a destra che porta alla nuova  zona industriale Wurza


Questo era quanto presentato dall'amministrazione comunale nel passato. Ci attendiamo l'inizio lavori e verificheremo gli stati di avanzamento

Centro Attenzione Permanente di SAn Giacomo



lunedì, 23 luglio 2007


Berlino multilingue può essere d'esempio



















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