Informazioni personali

Il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha, comunque, carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali ivi contenuti. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001

domenica 10 giugno 2012

«Per gli orsi c’è spazio La Provincia deve proteggerli»



Il direttore dell’ufficio Caccia e pesca: habitat ideale in val di Non, val d’Ultimo e in alta Venosta «Le norme italiane e le direttive Ue sono chiare: se arrivano spontaneamente li si deve tutelare» 

di Davide Pasquali
BOLZANO «In Alto Adige esiste lo spazio, biologico ed ecologico, perché l’orso possa vivere a suo agio. Lo dimostra il fatto che numerosi esemplari sub-adulti, maschi, abbiano scelto come loro luogo prediletto l’alta valle di Non, la val d’Ultimo e la porzione medio-alta della val Venosta. I boschi sono infatti molto fitti, le tane per trascorrere l’inverno non mancano. Si tenga poi presente che c’è un motivo, se gli ultimi esemplari di orsi vennero uccisi illegalmente proprio in questa zona, nell’immediato dopoguerra. Non si tratta affatto di un caso: per gli orsi quest’area costituisce un habitat ideale. Lo spazio fisico adeguato dunque c’è, dobbiamo chiederci se per l’orso esista spazio nei cuori e nella mente dei sudtirolesi. Si tenga però presente che a imporci non soltanto di tutelare, ma di accogliere i grandi predatori che si insediano spontaneamente, sono sia le leggi italiane sia le direttive europee». Lo sostiene con estrema convinzione il direttore dell’ufficio provinciale Caccia e pesca, Heinrich Erhard, in questi giorni nell’occhio del ciclone. Dopo il secondo investimento mortale di un orso con seri danni riportati dall’auto coinvolta, anche se per fortuna senza feriti, Erhard è stato apertamente attaccato da una buona (e potente) fetta del mondo di lingua tedesca. La sua colpa? Aver affermato, da tecnico e da esperto, che l’orso - pure a norma di legge - ha diritto a vivere. Anche da noi. Per questo, e non per aver espresso una sua personale opinione, lo hanno preso di mira sia il potente Bauernbund, sia il Dolomiten. Il quotidiano in un solo giorno lo ha impallinato ben due volte, con un editoriale in prima pagina e pure facendolo scendere nella classifica “Aufgestiegen-Abgestiegen”. La sua difesa dell’orso è un errore, si sostiene: si devono tutelare esclusivamente auto e automobilisti. Direttore Erhard, lei in provincia è un’autorità, sia per la sua competenza, sia per il ruolo sociale ricoperto, in un ambito molto sentito dal mondo di lingua tedesca. Com’è che adesso la attaccano così? «Spero di essere stato sincero e obiettivo. Da sempre sono convinto di un fatto: in tema di convivenza con l’orso l’uomo ha sempre mostrato un atteggiameno ambiguo, e questo sin dall’antichità. Da una parte, come animale, lo si è sempre ammirato, dall’altra, come predatore, lo si è sempre temuto. A mio modesto avviso, non credo sia cambiato nulla nemmeno oggi, nemmeno da noi». Al di là di questa valutazione di carattere generale, veniamo all’Alto Adige. «Conosco benissimo il mondo rurale sudtirolese, anzi, anche ora mi trovo nel mio paese natale, Laudes, vicino a Malles Venosta. C’è questo legame fra l’allevatore e le pecore. Ancora quand’ero piccolo io, ogni sera le si ricoverava in stalla. Oggi il personale costa troppo e le si lascia allo stato brado. Quindi posso capire le preoccupazioni di chi le alleva, ma se poi ci sono i risarcimenti...». In Italia siamo indietro? «L’Italia ha tre grossi meriti. Ossia l’aver salvato tre specie selvatiche: lo stambecco al Gran Paradiso, il lupo sull’Appennino e l’orso nelle Alpi, in Trentino. Però aggiungo anche questo: per quanto riguarda la gestione attiva, l’Italia è un po’ indietro. Se un grande predatore diventa pericoloso e troppo dannoso, dev’esserci la possibilità di intervenire, prelevandolo». Quindi, niente catture, niente cattività, niente abbattimenti tout court come richiesto dal Bauernbund? «Abbattere tutti gli orsi come sostiene qualcuno non è corretto. La selvaggina dovrebbe essere mantenuta selvatica, anche la cattura non va bene. La si dovrebbe però gestire come in Svizzera. Gli elvetici hanno più problemi con i lupi che non con l’orso, ma la linea di intervento è la medesima: quando il lupo supera un tot di predazioni o crea eccessivi danni, viene autorizzato il prelievo, anche da parte dei cacciatori. Dovrebbe essere così anche in Italia. Negli altri casi, sia le legge quadro nazionale, sia la direttiva Habitat dell’Ue parlano chiaro e per il ruolo che ricopro ho il dovere di rispettare e far rispettare le norme: se l’orso arriva spontaneamente in Alto Adige, devo proteggerlo. Si può essere non a favore della reintroduzione, ma se arrivano da soli...». Ma perché arrivano quassù e perché tutti questi incidenti? «C’è una rotta di migrazione, dall’Adamello Brenta verso Nord. Le nostre zone sono adatte alla specie: la vegetazione del bosco è fitta, le tane non mancano. I maschi subadulti sono in dispersione, si dice in gergo, come cervi e camosci. I maschi esplorano il nuovo territorio eletto, le femmine garantiscono la sopravvivenza della popolazione. Come mai due incidenti in poche settimane? Un caso incredibile». Risuccederà? «Non si può escludere che uno degli altri due esemplari che gravitano da noi, non conoscendo bene il nuovo territorio, raggiungano nuovamente il fondovalle e tentino magari di attraversare una strada». Il conducente della MeBo ha chiesto il risacimento? Gli verrà concesso? «Sì, era dispiaciuto per l’orso, ma lo ha chiesto. Nel caso delle predazioni ci si basa su un costo unitario fisso per capo, in questo caso deciderà l’ufficio estino. Non dipende da noi. In teoria, in caso di collisione con un animale selvatico, ma di una specie cacciabile, ci sarebbe il diritto al risarcimento, ma di norma viene concesso di rado. La Provincia inoltre ritiene sia troppo costoso assicurarsi in tal senso, come avviene per esempio in Trentino o in Austria». C’è spazio, da noi, per l’orso? Lo spazio vitale c’è, lo conferma la continua immigrazione. Se altre specie, come il cinghiale, sono eccessivamente dannose per sopravvivere in aree antropizzate, per l’orso il discorso è differente».
Alto Adige 10-6-12

1 commento:

  1. Il dr. Erhard sarà un tecnico dell'orso. Da tecnico della pecora dico che la sua posizione, (fotocopia di tutti i suoi colleghi di lingua italiana): "Ma tanto ci sono i risarcimenti" è superficiale. Il danno della predazione è per lo più indiretto e i sistemi pastorali rischiano di essere destabilizzati. Per pochi orsi si mette in ulteriore crisi un settore che per la cura dell'ambiente fa molto più dell'orso.

    RispondiElimina