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domenica 13 maggio 2012

Le cave di porfido in Laives e dintorni



Le cave di porfido – Laives: Dal paese alla città

Il più antico documento che ricordi una cava di porfido nella nostra zona risale al 1500. Il 14 maggio 1513 Jakob Kraushar di Termeno/Tramin si presentò all'imperatore Massimiliano I, dicendo di aver scoperto una cava di porfido fra Ora/Auer e Bronzolo/Branzoll in località Gellerberg; ne voleva estrarre lastre senza danneggiare nessuno, per venderle entro la contea del Tirolo; chiedeva al sovrano l'autorizzazione allo sfruttamento.
Kraushar attenne il permesso a tempo indeterminato fino a revoca, obbligandosi a pagare il tributo di una marca di moneta meranese (=120 Kreuzer) all'ufficio giudiziario di Enn e Kaldiff, nel cui distretto rientrava Bronzolo.
Ma l'estrazione del porfido acquistò importanza economica rilevante appena nel XIX secolo; in merito rimandiamo alla trattazione del prof, Paul Stacul.
La cava di porfido sfruttata dal 1850 in poi da Josef Gerber si trovava presumibilmente sul Breitenberg. Poi nel territorio del Comune di Laives aprirono cave Johann Lentsch sul monte Roßsprung e Franz Defranceschi insieme a Franz Gamper nel 1905 al di sopra della strada statale fra Laives e Pineta (p. c. 1346/4).
Risultati notevoli li ottenne infine l'impresario Ferdinand Flor (nato il 2 dicembre 1877 a Brez in Val di Non, morto il 16 febbraio 1929). Egli apri nel 1909 sul Breitenberg una cava collegata al fondovalle da una teleferica, poi fra Laives e Bronzolo altre cave all'altezza del maso Mair. Nel 1912 Flor comprò la cava dei Defranceschi-Gamper.
Nelle cave il lavoro era faticoso e pericoloso e vi si verificavano incidenti di frequente. P.es. Sul Roßsprung il primo marzo 1911 un operaio di Agordo, che lavorava per Johann Lentsc gia da 12 anni, fu ucciso da un sasso precipitato.
Nella denuncia al capitanato distrettuale si dice che la pietra era caduta dall'altezza di 25 metri, colpendo il lavoratore alla testa. La ditta Lentsch occupava allora circa 25 operai. L'incidente fu comunicato anche albi. r, ispettorato del lavoro di Innsbruck, osservando che nella cava del Lentsch si erano verificati già altri incidenti.
Particolarmente tragica fu una sciagura avvenuta nella cava di Ferdinand Flor. Nel rapporto ufficiale si legge: «Il 25 novembre 1911 alle ore 8.45 lo spaccapietre Franz Tomaschitz di 24 anni, celibe, nato a Reifing in stiria. fu colpito alla tempia destra ed ucciso da un masso precipitato nella cava di Ferdinand Flor a Laives. Il maresciallo della gendarmeria Demattio, incaricato dell'indagine, apprese che il Tomaschitz aveva cominciato a lavorare nella cava proprio in quel giorno. Alle otto e tre quarti del mattino i1 guardiano Josef Bonegger scorse un sasso grande come un cranio che, probabilmente a causa della pioggia, si era staccato dal monte e da circa 300 metri di altezza piombava giù lungo i1 pendio.


L'arrivo sul, fondovalle, presso la Pensione Pfleg, della teleferica per il trasporto dei cubetli dalla cava delle “Irrdustrie Riunite Porfidi di Laives” presso il maso Gampner. Sullo sfondo l'osteria Grűnbaum (1955)

Bonegger diede I'allarme agli undici spaccapietre, che scapparono allontanandosi dalla parete. Ma saltando sopra una lastra, Tomaschitz s'inciampò e cadde a terra. Il masso si abbattè su uno spigolo di roccia andando in frantumi; una scheggia colpì alla tempia destra l'operaio che stava rialzandosi. I compagni accorsi sollevarono l'infortunato per trasportarlo al paese; ma già dopo 300 metri circa il sinistrato spirò, prima che il medico condotto dott. Spretter, chiamato per telefono, arrivasse sul luogo. Questa cava di Ferdinand Flor si trovava fra Laives e Bronzolo a sinstra (per chi scende) della strada statale, ad una altezza di mille metri.
La disgrazia avvenne nella cosiddetta “cava rossa”, al di sopra della quale c'era ancoral”cava piccola”; per il trasporto a valle funzionavano quattro teleferiche.
L'inchiesta delle autorità accertò che si era trascurata tutta una serie di disposizioni sulle attività nelle cave; quella del Braitenberg era ancora priva della concessione; sul posto non erano affissi né il regolamento del lavoro né le norme specifiche per le cave.

Nel settembre 1912 si stabilirono ed affissero finalmente le «disposizioni per il lavoro nelle cave di porfido di Ferdinand Flor a Laives». Gli operai erano suddivisi nelle seguenti categorie: spaccapietre, manovali, minatori, fenditori, scalpellini, fabbri, addetti al funzionamento delle teleferiche. Dal primo aprile al primo ottobre il lavoro iniziava alle 6 del mattino e terminava alle 6 di sera; da ottobre ad aprile il lavoro cominciava alle 7 del mattino e finiva alle 5 della sera. La pausa di mezzogiorno durava d'estate dalle 11 alle una, d'inverno dalle 11 alle 12. In casi particolari, p. es. per ubriachezza, gli operai potevano essere licenziati senza preavviso.
Allora la ditta di Ferdinand Flor occupava circa 100 operai. Presso le cave si approntarono proprie mense e dormitri e gli operai ricevevano dei buoni per poterli utilizzare. Le rovine di uno spaccio esistono ancora presso al confine con Bronzolo ed i contadini del sovrastante maso Gschlößler chiamano tuttora la costruzione “Villa Flor”
Dopo la prima guerra mondiale la cava fu riaperta, ma sorsero presto difficoltà tali, per cui nel 1929 il Flor non potè più pagare puntualmente gli operai e, preso dalla disperazione, si tolse la vita.
A lui seguì la ditta Righi, che proseguì lo sfruttamento delle cave fin dopo la seconda guerra mondiale. Però dagli anni sessanta in poi i lavori sono fermi, fatta eccezione per una cava di Bronzolo, ancora in esercizio attualmente.


Operai al lavoro in una cava di porfido sopra Laives, verso il 1900

fonte:  Laives Dal paese alla città Editore: Cassa Rurale di Laives
 

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