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lunedì 12 dicembre 2011

Le contraddizioni di Trenitalia



Le contraddizioni di Trenitalia 

GIANCARLO ANSALONI 
L’appello cui sono chiamati i cittadini del Trentino-Alto Adige a non abbandonare i «binari della mobilità sostenibile», rivolto in primis all’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti e ai politici locali è senz’altro un’iniziativa che merita sostegno e larghe adesioni, ma si presenta fin d’ora «di corto respiro».
 Basta sfogliare infatti la stampa nazionale per rendersi conto del «massacro» generalizzato messo in cantiere da quando è in carica, anno 2006, uno dei più discussi dirigenti nella storia della ferrovie, per l’uso indiscriminato dell’accetta culminato con l’orario in vigore domenica scorsa: via i treni a lunga percorrenza, via i treni notturni, via le carrozze letto, via i treno+auto anche dall’estero e quant’altro annunciato dai mass media. Di fronte a questo scenario nelle scorse settimane i telegiornali hanno mandato servizi sulla cerimonia per l’inaugurazione della nuova stazione Roma Tiburtina, un’opera faraonica destinata all’alta velocità, come testimoniavano le inquadrature su un fittissimo schieramento di «Frecce Rosse Tav» alle spalle delle autorità. Pochi giorni più tardi, durante il cosiddetto «question time» in un’aula del Parlamento semi-deserta, presente solo un disorientato ministro per i rapporti col parlamento Giarda, ben tre parlamentari hanno accusato con altrettante interrogazioni l’Ad di Trenitalia di spaccare l’Italia in due tronconi nord-sud. Un parlamentare pugliese ha denunciato il taglio pressoché totale dei treni a lunga percorrenza fra Milano e la Puglia, Taranto e Lecce in particolare (in analogia col Bolzano-Lecce); un secondo si è fatto portavoce dello choc per l’abolizione dei collegamento il Torino-Palermo, sempre a danno degli emigrati, dei tagli ai danni di Reggio Calabria, dei disagi fra Napoli e Bari; da ultimo un parlamentare del nord (ligure) oltre ai tagli verso il sud ha criticato la soppressione di fermate in prestigiose stazioni «turistiche».
Come si vede il «massacro» va ben oltre i Trentino-Alto Adige, pur con il suo «desaparecido» Roma - San Candido, con una botta da 25 mila e passa di ospiti in meno.
 L’ad Moretti (noto per aver scalato i vertici delle Fs nel 2006 dopo essere stato segretario nazionale della Cgil Trasporti) in un’intervista rilasciata a un quotidiano del Sud, contesta la tempesta di accuse, negando la «spaccatura» nord sud: elenca una serie di nuovi collegamenti per lo più con «frecce» a media distanza giustificando l’operato come segue: «Si continua a fare confusione sul ruolo e sui compiti di Trenitalia: i “freccia” sono treni cosiddetti di mercato che gestiamo in piena autonomia e nel rispetto degli obblighi di legge propri di una società di diritto privato senza alcuna sovvenzione pubblica. Quindi la frequenza e il numero di fermate le fa il mercato, ossia la domanda effettiva.....Ci sono poi i cosiddetti “servizi universali” che costano più di quanto incassano (evidentemente i”lunga percorrenza, notturni, turistici etc, n.d. r.): questi li garantisce lo Stato, decidendone numero e caratteristiche e integrando la differenza con i propri corrispettivi”. Quanto ai treni notte, secondo Moretti, “sono stati soppiantati dai voli “low cost”.
 Come si può constatare la situazione e piuttosto intricata, ma la conclusione pare essere una sola: Trenitalia - secondo il suo Ad - c’entra poco. La colpa dei tagli dunque è tutta dello Stato. Ma resta un quesito irrisolto: se Trenitalia risponde solo dei treni snelli e veloci italiani, perché ha fatto di tutto per sabotare l’ingresso in Italia di treni internazionali, tipo Monaco-Firenze della società austro-italo-tedesca Oebb-DB-Trenord, pur non avendo intenzione di istituirne di propri? Perché vieta fermate intermedie, perché li dirotta su Milano Porta Garibaldi; perché si accinge a sopprimere anche i treni d’agenzia DB dall’estero con auto al seguito, perché ha tentato di negare tracce potenzialmente libere ai treni dall’estero? Insomma perché, oltre a spaccare in due l’Italia, almeno secondo quanto stiamo vedendo, ha di fatto isolato l’Italia, e non solo l’Alto Adige, dal resto d’Europa? Per neutralizzare concorrenze che potrebbero fargli ombra?
 La risposta di Moretti sembra essere una sola: colpa dello Stato, cosa peraltro tutta da verificare: ecco perché oltre agli appelli, sarebbe necessaria una chiamata a raccolta nazionale di tutte le Regioni per rivendicare più treni “normali”, magari rivedendo tariffe effettivamente troppo basse, consigliando per contro più moderazione nella pur necessaria “alta velocità”, che ci è costata tra l’altro, come al solito, tre volte tanto quelle estere, vedi Francia e Germania.
Alto Adige 12-12-11

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