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lunedì 12 dicembre 2011
Clima a rischio Sì all’intesa globale Ue: «Svolta storica»
Clima a rischio Sì all’intesa globale Ue: «Svolta storica»
ROMA. Con un accordo varato nella notte al termine di una trattativa estenuante, la 17ma Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima si è chiusa a Durban con una intesa a lungo termine che rischia di non fermare la corsa del pianeta verso quella che gli ambientalisti definiscono una catastrofe climatica. «Abbiamo fatto la Storia» ha detto il presidente dell’assemblea plenaria Maite Nkoana-Mashabane, chiudendo all’alba di ieri il summit, con un risultato sul filo di lana raggiunto soprattutto grazie alla caparbietà della presidenza sudafricana e del commissario Ue al Clima, la danese Connie Hedegaard.
Il patto, sottoscritto da 194 Paesi in un clima di smobilitazione, stabilisce le tappe che, nel 2020, dovranno portare all’entrata in vigore di un accordo globale vincolante per tutti i firmatari della Convenzione sul Clima dell’Onu. Per la prima volta, viene imposto a tutti i grandi inquinatori di mettere in atto iniziative stringenti per ridurre i gas serra. La data entro la quale redigere il testo definitivo è il 2015: dopo il 2012, quindi, diventerà operativo un accordo ponte definito «Kyoto2», che sarà prolungato almeno al 2017, con Ue e pochi altri Paesi industrializzati, Norvegia, Svizzera e Australia. Canada, Giappone e Russia si sono chiamati fuori. È stata inoltre approvata l’attivazione del Fondo verde, una «cassa» da 100 miliardi di dollari, per il momento vuota, destinata ai Paesi in via di sviluppo per sostenere i costi delle azioni contro il riscaldamento globale. Ma il risultato più importante è la dimensione dell’accordo, che coinvolge nella lotta contro i cambiamenti climatici anche le nuove economie come Cina, Brasile e India, e richiama alle loro responsabilità gli Stati Uniti, che non hanno mai ratificato Kyoto. L’Unione Europea, grande protagonista della conferenza, ha parlato di «svolta storica»: «Kyoto divideva il mondo in due categorie: ora avremo un sistema che riflette la realtà di un mondo reciprocamente interdipendente» ha affermato Hedergaard. Soddisfatto il ministro per l’Ambiente Corrado Clini, secondo il quale l’accordo offre «all’Europa e all’Italia la possibilità di costruire con le grandi economie emergenti di Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica la piattaforma per lo sviluppo di tecnologie capaci di assicurare crescita economica e riduzione delle emissioni».
Critici, invece, i rappresentanti delle Piccole isole, le più esposte ai cambiamenti, che chiedevano un testo più forte, in grado di mantenere sotto i 2 gradi l’aumento della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali: la soglia di non ritorno indicata dagli scienziati. Ma per alcune organizzazioni ambientaliste è già tardi: «I governi hanno fatto il minimo» ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima del Wwf, «la scienza ci dice che dobbiamo agire subito, perché gli eventi meteorologici estremi, la siccità e le ondate di caldo causate dal cambiamento climatico peggioreranno». Fortemente critica anche Greenpeace: «Un accordo che potrebbe farci perdere più di un decennio: questo potrebbe portarci oltre la soglia di 2 gradi in cui si passa dal pericolo alla catastrofe potenziale».
Alto Adige 12-12-11
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