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venerdì 9 marzo 2012

Aiutare le donne con i fatti non coi fiori


GIORGIO DOBRILLA

L’8 marzo, festa della donna, si presta per un doveroso commento sui “delitti d’onore”, particolarmente odiosi per un medico in quanto si scontrano frontalmente con suoi precisi imperativi quali quelli di tutelare possibilmente la salute e difendere la vita. Sofferenze assurde oltretutto perché chi ne è colpito non è vittima di una malattia come sempre inattesa, ma di culture inaccettabili che persistono nei Paesi “civili” grazie al silenzio pilatesco di chi li governa.
 E sì che il primo articolo dei Diritti Universali dell’uomo recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
 Un miraggio questo, stando al rapporto dell’ Organizzazione per i diritti delle donne iraniane e curde (Ikwro), che rivela una serie crescente di delitti d’onore in Gran Bretagna, ipotizzabili per altro anche in altre nazioni, Italia compresa.
 Chi non ricorda la sedicenne pakistana Banaz, violentata nel bresciano da due cugini per ordine di padre e zio e infine strangolata perché non accettava un matrimonio combinato? Omicidi, stupri, infibulazione, rapimenti, pestaggi, sono aumentati nell’ultimo anno in Gran Bretagna del 47%, per un totale di 3300 delitti d’onore registrati nelle stazioni di polizia (ma quanti sono i casi non denunciati?).
 Le aree con più crimini sono quelle nelle quali maggiore è il numero degli immigrati mussulmani: 495 crimini a Londra, 378 nell’area di Birmingham, 350 nello West Yorkshire, 227 nel Lancashire e 189 a Manchester. Nammi Diana, che è il direttore di Ikwro, rileva come le forze dell’ordine, a causa di miopi carenze legislative, non siano assolutamente preparate ad affrontare questo problema prevedibilmente in aumento. La polizia si limita ad aiutare le donne che sono vittime di soprusi e violenze varie, ma solo per un limitato periodo di tempo.
 E c’è dell’altro: risulta che in Inghilterra, senza incorrere in sanzione alcuna, vivono 300 mila famiglie poligame e 8 mila donne (ma quante anche in questo caso non denunciano?) costrette a subire un matrimonio forzato. Il razzismo qui non c’entra, né la collocazione politica a destra o a sinistra: il fatto è che nessuno può restare indifferente di fronte agli intollerabili misfatti di cui sopra. Bisogna naturalmente essere consci delle tradizioni e delle difficoltà dell’immigrato che vive sradicato dalla sua cultura e incontra grandi difficoltà quando, pur volendo integrarsi, si sente spesso respinto. E tuttavia sul rispetto delle donne egli non ha altra strada che accettare una concezione diversa dalla sua originaria.
 Nei Paesi democratici poligamia, matrimoni combinati, infibulazione e schiavitù devono venire sanzionati, al pari delle tante violenze contro le donne compiuti dai connazionali.
 Non si possono riconoscere tacitamente a nessuno diritti speciali, in contrasto con i diritti universali dell’uomo.
 “Universali”, altrimenti, cosa significa?
 Festeggiamo dunque le donne con mazzetti di mimosa l’8 marzo, ma non limitiamoci a questo.
 I fatti sono meglio dei fiori e delle parole rituali, e durano più di un giorno.
Alto Adige 9-3-12

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