Sotto il convento dei Cappuccini tante le novità dagli scavi degli ultimi anni
Negli anni a ridosso del passaggio del secolo è venuta alla luce, in
gran parte inattesa, una consistente testimonianza di quella che fu la
Bolzano romana, l’antica “Pons Drusi”, intitolata a Druso, figliastro di
Augusto, che per primo venne qui con le sue legioni e in particolare
con la temuta ”Rapax”. Druso aveva appena 23 anni e sottomise i Reti che
abitavano queste valli (v. “Bolzano Scomparsa 4”). Era il 15 a.C. Druso
mosse da Aquileia e passò il Brennero, mentre il fratello Tiberio,
proveniente dalla Gallia Comata, gli venne incontro. Insieme batterono
Reti e Vindelici, sottomettendoli e sperimentando, per la prima volta,
la tattica della manovra a tenaglia, risultata fondamentale nelle
successive campagne germaniche del 12-9 a.C. Delle tracce della
probabile antica “Pons Drusi”, s’è già detto (v. ibidem). Ora conviene
invece narrare delle scoperte fatte tra il 1992 e il 2002 sotto
l’attuale chiesa dei Cappuccini e relativo convento. Il complesso fu
costruito tra il 1599 e il 1606 dai Wolkenstein sull’area del precedente
castello dei Wendelstein, citato nel 1242 come “domus cum turri” (casa
con torre). Confinava con l’Isarco che all’epoca scorreva notevolmente
più a nord e controllava un ponte; questo sorgeva poco più a nord
dell’attuale teatro comunale, e la strada proseguendo sempre verso nord,
lungo l’attuale via Isarco, conduceva verso Sarentino e il Pennes. Ci
fu una sommossa popolare nel 1277 e il castello fu distrutto. Rinacque
attorno al 1300 per ospitare il dazio, e qui fu impiegato come daziere
da Massimiliano I lo scrivano e miniaturista Hans Ried, che a Castel
Roncolo scrisse per l’imperatore, amante di storie cavalleresche,
l’”Ambraser Heldenbuch” (v. “Bolzano Scomparsa 3”), un prezioso codice
considerato tra i più importanti monumenti alla letteratura germanica
medievale. Il dazio divenne poi il Banco dei Pegni e fu appaltato a
banchieri fiorentini: fu perciò chiamato “Wucherhaus”, ossia casa degli
strozzini. L’importanza strategica del castello venne comunque meno
quando l’Isarco deviò verso sud, addossandosi alle pendici del Virgolo,
dove scorre tuttora. A nord del sottopassaggio ferroviario che porta
verso la statale del Brennero, è oggi visibile un tratto di argine in
muratura risalente a un periodo intermedio. Venendo ai tempi nostri, nel
1995/96 iniziarono i lavori per la costruzione nell’attuale convento di
un istituto provinciale professionale, e fu così che – scavando –
vennero alla luce costruzioni preesistenti. Ecco le mura del castello
dei Wendelstein, e sotto ecco apparire mura tardo-romane, indubbiamente
l’antica “Pons Drusi”. Si sono trovate oltre cento monete in gran parte
del IV secolo (imperatore Magnus Clemens Maximus, 383-387),
un’interessante cantina per la vinificazione con arco a tutto sesto, la
torre citata nel 1242 di forma quadrata (5,5 metri di lato e 90
centimetri di spessore) recante un’impressionante lesione verticale che
spezza massi di notevole spessore, la traccia di un terremoto che
sconvolse Bolzano nel 1.318. E’ venuta alla luce perfino la traccia di
uno spazio dedicato alla fusione di una campana. Il complesso, scavato
solo in parte ma reso perfettamente percorribile, si trova in pratica
sotto il chiostro del convento. Vista la sua datazione, è evidente il
collegamento temporale con la chiesa paleocristiana che è stata scoperta
nel 1.948 sotto il duomo, e nella quale s’è rinvenuta una significativa
lastra funeraria in arenaria del Renon che un Severinus dedicò al padre
Secundus Raegontius nel IV secolo. Insomma, il centro dell’antica “Pons
Drusi” potrebbe essersi trovato proprio là: il fiume a far da confine,
il ponte, una fortificazione dalle fondamenta indubbiamente romane, la
vicina chiesa. Il tutto costituisce oggi un percorso indubbiamente
interessante, accessibile però solo limitatamente, vista la vocazione
conventuale e scolastica del complesso. Ettore Frangipane
www.bolzano-scomparsa.it
Alto Adige 16-12-12
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