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domenica 16 dicembre 2012

Riaffiora l’antica Pons Drusi

Sotto il convento dei Cappuccini tante le novità dagli scavi degli ultimi anni 

Negli anni a ridosso del passaggio del secolo è venuta alla luce, in gran parte inattesa, una consistente testimonianza di quella che fu la Bolzano romana, l’antica “Pons Drusi”, intitolata a Druso, figliastro di Augusto, che per primo venne qui con le sue legioni e in particolare con la temuta ”Rapax”. Druso aveva appena 23 anni e sottomise i Reti che abitavano queste valli (v. “Bolzano Scomparsa 4”). Era il 15 a.C. Druso mosse da Aquileia e passò il Brennero, mentre il fratello Tiberio, proveniente dalla Gallia Comata, gli venne incontro. Insieme batterono Reti e Vindelici, sottomettendoli e sperimentando, per la prima volta, la tattica della manovra a tenaglia, risultata fondamentale nelle successive campagne germaniche del 12-9 a.C. Delle tracce della probabile antica “Pons Drusi”, s’è già detto (v. ibidem). Ora conviene invece narrare delle scoperte fatte tra il 1992 e il 2002 sotto l’attuale chiesa dei Cappuccini e relativo convento. Il complesso fu costruito tra il 1599 e il 1606 dai Wolkenstein sull’area del precedente castello dei Wendelstein, citato nel 1242 come “domus cum turri” (casa con torre). Confinava con l’Isarco che all’epoca scorreva notevolmente più a nord e controllava un ponte; questo sorgeva poco più a nord dell’attuale teatro comunale, e la strada proseguendo sempre verso nord, lungo l’attuale via Isarco, conduceva verso Sarentino e il Pennes. Ci fu una sommossa popolare nel 1277 e il castello fu distrutto. Rinacque attorno al 1300 per ospitare il dazio, e qui fu impiegato come daziere da Massimiliano I lo scrivano e miniaturista Hans Ried, che a Castel Roncolo scrisse per l’imperatore, amante di storie cavalleresche, l’”Ambraser Heldenbuch” (v. “Bolzano Scomparsa 3”), un prezioso codice considerato tra i più importanti monumenti alla letteratura germanica medievale. Il dazio divenne poi il Banco dei Pegni e fu appaltato a banchieri fiorentini: fu perciò chiamato “Wucherhaus”, ossia casa degli strozzini. L’importanza strategica del castello venne comunque meno quando l’Isarco deviò verso sud, addossandosi alle pendici del Virgolo, dove scorre tuttora. A nord del sottopassaggio ferroviario che porta verso la statale del Brennero, è oggi visibile un tratto di argine in muratura risalente a un periodo intermedio. Venendo ai tempi nostri, nel 1995/96 iniziarono i lavori per la costruzione nell’attuale convento di un istituto provinciale professionale, e fu così che – scavando – vennero alla luce costruzioni preesistenti. Ecco le mura del castello dei Wendelstein, e sotto ecco apparire mura tardo-romane, indubbiamente l’antica “Pons Drusi”. Si sono trovate oltre cento monete in gran parte del IV secolo (imperatore Magnus Clemens Maximus, 383-387), un’interessante cantina per la vinificazione con arco a tutto sesto, la torre citata nel 1242 di forma quadrata (5,5 metri di lato e 90 centimetri di spessore) recante un’impressionante lesione verticale che spezza massi di notevole spessore, la traccia di un terremoto che sconvolse Bolzano nel 1.318. E’ venuta alla luce perfino la traccia di uno spazio dedicato alla fusione di una campana. Il complesso, scavato solo in parte ma reso perfettamente percorribile, si trova in pratica sotto il chiostro del convento. Vista la sua datazione, è evidente il collegamento temporale con la chiesa paleocristiana che è stata scoperta nel 1.948 sotto il duomo, e nella quale s’è rinvenuta una significativa lastra funeraria in arenaria del Renon che un Severinus dedicò al padre Secundus Raegontius nel IV secolo. Insomma, il centro dell’antica “Pons Drusi” potrebbe essersi trovato proprio là: il fiume a far da confine, il ponte, una fortificazione dalle fondamenta indubbiamente romane, la vicina chiesa. Il tutto costituisce oggi un percorso indubbiamente interessante, accessibile però solo limitatamente, vista la vocazione conventuale e scolastica del complesso. Ettore Frangipane www.bolzano-scomparsa.it
Alto Adige 16-12-12

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