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sabato 8 dicembre 2012

BOLZANO E I DISABILI DIMENTICATI


di Luigino Scaggiante

Siamo un popolo civile? La provocazione è pesante ma ci sono interrogativi – per lo più scomodi - che dicono del vero livello di civiltà che una società ha raggiunto. E scusate ancora la provocazione ma, chi glielo dice al disabile mentale che veleggia tra le cinquanta e le sessanta primavere che il letto nel quale è abituato da quasi una vita ad addormentarsi e a svegliarsi, un giorno, all’improvviso, non ci sarà più? Che finirà in una casa di riposo, magari bellissima, ma dove non conoscerà nessuno? 
Dove la finestra gli imporrà un paesaggio sconosciuto, forse anche bello, ma disorientante? E perché mai il poter invecchiare dove si è vissuto è un diritto garantito ai disabili fisici e negato ai disabili mentali? Già, chi glielo dice? Per non parlare del dramma di quelle famiglie - 200 secondo un sondaggio recente - che hanno sempre accudito tra le mura domestiche un figlio, una figlia mentalmente disabile e che non potranno nemmeno morire tranquilli che la società altoatesina provvederà a trovar loro una sistemazione in una comunità? E voi - questa - la chiamereste società civile? Si stenta a credere, ne conveniamo, che questa sia una realtà altoatesina, eppure, dopo decenni in cui si è molto investito nella realizzazione di strutture e di comunità alloggio, la situazione si va radicalmente modificando. Quasi ovunque sono nate e si allungano le liste di attesa. Alla “Seeburg” di Bressanone sono addirittura 30 i disabili mentali che attendono che si liberi un posto. A Silandro, dove la situazione era ottimale, visto che tutte le richieste riuscivano a essere soddisfatte, ci sono 3 persone in lista di attesa. La Provincia ha varato, di recente, nuove linee guida ma il problema della disabilità intellettivo-relazionale rimane irrisolto: la creazione di ulteriori 20 posti è insufficiente; i training per vivere autonomamente sono inspiegabilmente riservati ai soli disabili fisici e l’assegno di cura non è sufficiente ai disabili intellettivo-relazionali che volessero provare a intraprendere una vita anche solo parzialmente autonoma dato che è indispensabile un accompagnamento individuale. Un ruolo importante, per gestire una situazione così critica, lo potrebbe recitare la Lebenshilfe, sia per quanto riguarda le consulenze che l’accompagnamento nelle scelte abitative. Un servizio che potrebbe offrire soluzioni personalizzate dando vita a una vera e propria rete assistenziale offrendo, nel contempo, soluzioni meno costose rispetto al finanziamento tradizionale o presso istituzioni. È del tutto evidente che una parte della spesa dovrà essere sempre finanziata dall’ente pubblico, Comunità Comprensoriale o Provincia, anche se la carenza di risorse è nota a tutti. Indispensabile, in questo contesto, un confronto sistematico con tutte le associazioni che si occupano di disabilità per trovare assieme le soluzioni meno dolorose. Senza dimenticare l’obiettivo di una vera giustizia sociale.
Luigino Scaggiante
Alto Adige 8-12-12

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