Il professionista della Sovrintendenza cerca l’antica Laives Con un chiodo fisso: trovare la misteriosa necropoli
di Bruno Canali
LAIVES Ogni giorno un viaggio a ritroso nei secoli, per
cercare di dipanare i tanti misteri che ancora avvolgono la storia
passata di Laives. È questo il lavoro, ma soprattutto la passione, che
accompagna durante la ricerca, ma in generale durante ogni istante della
vita, Alberto Alberti, giovane archeologo locale che opera per conto
della Sovrintendenza ai beni archeologici della Provincia, diretta da
Katrin Marzoli. Durante questi anni, Alberti con il suo lavoro ha
contribuito a mettere a fuoco una serie di caselle che, come in un
puzzle, via via compongono un quadro della Laives più remota, un quadro
dove ancora restano comunque tantissime incognite da chiarire. «Una per
tutte - dice Alberti - è quella che ci lascia l’interrogativo su dove
possa trovarsi la necropoli preistorica che di certo doveva esserci.
Abbiamo scoperto diverse capanne retiche qua e là, datate alcuni
millenni avanti Cristo, con tracce di coltivazioni; da qualche parte
avranno sicuramente sepellito i loro defunti. Finora però non abbiamo
trovato il luogo». E non è nemmeno detto che prima o poi lo si troverà,
perché il più delle volte, questi rinvenimenti più antichi arrivano in
maniera abbastanza fortuita, soprattutto in occasione di scavi per la
costruzione di nuovi edifici, come è stato in zona "23" (via Galizia)
dove adesso ci sono cooperative. «Tra quell'area e lo "Steiner" - spiega
Alberti - sono venute alla luce alcune capanne retiche databili tra il
2495 e il 2192 avanti Cristo. Una di queste capanne, d'accordo con il
Comune di Laives, è stata anche ricostruita in un angolo del verde
pubblico in zona 23, rispettando le dimensioni originali». Certo, ci
vuole anche un occhio allenato, perché non è facile, durante uno scavo,
individuare i segni tipici di una presenza: qualche pietra più annerita
delle altre, testimone di un antico incendio o la sovrapposizione
particolare che segnala l'intervento umano, oppure ancora qualche
manufatto corroso e cambiato dall’età. In questo Alberto Alberti è
davvero un tecnico "navigato", ha l’occhio allenato e pronto e infatti
sorveglia regolarmente gli scavi, soprattutto in zone considerate
"sensibili" per quanto riguarda i reperti archeologici. Nella storia del
suo lavoro, non mancano neppure gli episodi curiosi, come quello di ex
voto e vecchi progetti della chiesa, recuperati in una discarica
abusiva. «Fortuna ha voluto che non siano andati perduti quegli oggetti
che si trovavano da chissà quanto tempo nella soffitta della canonica -
dice Alberti - tra i quali anche i disegni originali dell'ampliamento
della chiesa e alcuni ex voto popolari settecenteschi che un tempo
dovevano essere appesi in chiesa. E' stato un recupero fortuito e
rocambolesco, perché tutti gli oggetti furono semplicemente buttati
nell'argine del rio Vallarsa anni orsono, quando venne fatta pulizia in
canonica. Ricordo che grazie alla segnalazione di un passante
intervenimmo subito, riuscendo a recuperarne e salvarne buona parte».
Alberto Alberti ha anche collaborato alla predisposizione dell'elenco
con gli insiemi da salvaguardare, un elenco che poi il consiglio
comunale ha approvato, in maniera che non vadano perdute nemmeno le
testimonianze più recenti che riguardano particolari aree ed edifici
comunali.
Alto Adige 19-12-12
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