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mercoledì 19 dicembre 2012

Alberti, l’archeologo alla ricerca del cimitero perduto

Il professionista della Sovrintendenza cerca l’antica Laives Con un chiodo fisso: trovare la misteriosa necropoli 

di Bruno Canali
LAIVES Ogni giorno un viaggio a ritroso nei secoli, per cercare di dipanare i tanti misteri che ancora avvolgono la storia passata di Laives. È questo il lavoro, ma soprattutto la passione, che accompagna durante la ricerca, ma in generale durante ogni istante della vita, Alberto Alberti, giovane archeologo locale che opera per conto della Sovrintendenza ai beni archeologici della Provincia, diretta da Katrin Marzoli. Durante questi anni, Alberti con il suo lavoro ha contribuito a mettere a fuoco una serie di caselle che, come in un puzzle, via via compongono un quadro della Laives più remota, un quadro dove ancora restano comunque tantissime incognite da chiarire. «Una per tutte - dice Alberti - è quella che ci lascia l’interrogativo su dove possa trovarsi la necropoli preistorica che di certo doveva esserci. Abbiamo scoperto diverse capanne retiche qua e là, datate alcuni millenni avanti Cristo, con tracce di coltivazioni; da qualche parte avranno sicuramente sepellito i loro defunti. Finora però non abbiamo trovato il luogo». E non è nemmeno detto che prima o poi lo si troverà, perché il più delle volte, questi rinvenimenti più antichi arrivano in maniera abbastanza fortuita, soprattutto in occasione di scavi per la costruzione di nuovi edifici, come è stato in zona "23" (via Galizia) dove adesso ci sono cooperative. «Tra quell'area e lo "Steiner" - spiega Alberti - sono venute alla luce alcune capanne retiche databili tra il 2495 e il 2192 avanti Cristo. Una di queste capanne, d'accordo con il Comune di Laives, è stata anche ricostruita in un angolo del verde pubblico in zona 23, rispettando le dimensioni originali». Certo, ci vuole anche un occhio allenato, perché non è facile, durante uno scavo, individuare i segni tipici di una presenza: qualche pietra più annerita delle altre, testimone di un antico incendio o la sovrapposizione particolare che segnala l'intervento umano, oppure ancora qualche manufatto corroso e cambiato dall’età. In questo Alberto Alberti è davvero un tecnico "navigato", ha l’occhio allenato e pronto e infatti sorveglia regolarmente gli scavi, soprattutto in zone considerate "sensibili" per quanto riguarda i reperti archeologici. Nella storia del suo lavoro, non mancano neppure gli episodi curiosi, come quello di ex voto e vecchi progetti della chiesa, recuperati in una discarica abusiva. «Fortuna ha voluto che non siano andati perduti quegli oggetti che si trovavano da chissà quanto tempo nella soffitta della canonica - dice Alberti - tra i quali anche i disegni originali dell'ampliamento della chiesa e alcuni ex voto popolari settecenteschi che un tempo dovevano essere appesi in chiesa. E' stato un recupero fortuito e rocambolesco, perché tutti gli oggetti furono semplicemente buttati nell'argine del rio Vallarsa anni orsono, quando venne fatta pulizia in canonica. Ricordo che grazie alla segnalazione di un passante intervenimmo subito, riuscendo a recuperarne e salvarne buona parte». Alberto Alberti ha anche collaborato alla predisposizione dell'elenco con gli insiemi da salvaguardare, un elenco che poi il consiglio comunale ha approvato, in maniera che non vadano perdute nemmeno le testimonianze più recenti che riguardano particolari aree ed edifici comunali.
Alto Adige 19-12-12

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