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giovedì 15 marzo 2012

La «fabbrica» dei mestieri sicuri


Il boom delle scuole professionali: nuovi corsi e rapporti stretti con le aziende 

FABIO ZAMBONI 
 BOLZANO. Che la scuola sia una fabbrica di disoccupati, come voleva un vecchio luogo comune, è appunto un luogo comune. Soprattutto da quando si è creato un vero e costante rapporto fra scuola e mondo del lavoro e da quando la scuola professionale non è più un ripiego ma una opportunità concreta. L’altra cosa che è cambiata in questi ultimi anni è la considerazione verso certi lavori, come il meccanico, il cuoco o l’estetista. Che oggi vengono scelti consapevolmente e affrontati con la stessa dignità con cui i laureati affrontano le loro professioni.
 Su questi temi, sul nuovo trend, sui nuovi mestieri emergenti, sulla crescita delle scuole professionali, abbiamo sentito Franco Russo, responsabile delle scuole professionali provinciali di lingua italiana: «La scuola professionale è in crescita, sia a livello quantitativo sia qualitativo, con nuove offerte e un veloce adeguamento alle richieste del mercato del lavoro».
 Quanti sono gli iscritti?
 «Nelle sette scuole provinciali gli italiani sono 400, mentre sono ben 3500 i sudtirolesi. Ma le scuole italiane sembrano ora molto interessate. Stiamo curando un progetto chiamato “Centro aperto” che consiste in un workshop destinato agli studenti di terza media».
 Come funziona?
 «Presentiamo i nostri programmi nelle classi e poi tutti gli interessati vengono nelle nostre scuole per un giorno la settimana per cinque settimane. Possono frequentare un corso di cucina oppure di meccanica o altro. Ma soprattutto possono capire come funziona una scuola professionale. Naturalmente ci vengono gli studenti che hanno già una mezza idea di orientarsi verso una professione, ma anche qualcuno che ancora non sa bene dove iscriversi l’anno dopo».
 Qualche novità nei vostri programmi?
 «Sì, ad esempio il quarto anno di specializzazione per il settore dell’automeccanica: ci siamo accorti che l’elettronica sempre più usata nelle automobili esige una preparazione che i tre anni non garantiscono più».
 E nuovi corsi?
 «Anche: uno per operatore servizi vendita, che non è solo il “solito” commesso ma che ha maggiori competenze; e poi un corso per tecnico di conduzione impianti automatizzati: ditte come Iveco e altre richiedono personale per macchine a controllo numerico che prima non c’erano».
 I mestieri più gettonati?
 «Per i maschi resta l’automeccanico, per le femmine l’estetista. In aumento le iscrizioni ai corsi per professioni sociali e per il settore alberghiero».
 Il professor Rino Arcieri, preside di Iti Galilei e Ipia, conferma l’ormai stretto legame fra scuola e mondo del lavoro: «Ogni anno i nostri studenti dell’Ipia sono impegnati in tirocinii aziendali, anche all’estero. Quelli dell’Iti pure, limitati agli studenti più meritevoli, nei settori elettrico ed elettronico ma soprattutto meccanico. E i risultati si vedono in in progetti stimolanti e gratificanti come quello della carrozzella avveniristica per disabili recentemente premiata. Ma anche tutte le altre scuole superiori, dall’Itc all’Ipc, danno la possibilità di seguire tirocinii nelle aziende, che sono sempre più disponibili a collaborare».
Alto Adige 15-3-12

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