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giovedì 26 gennaio 2012
Questa Giornata serva ai giovani
ELISABETTA ROSSI INNERHOFER *
Il 27 gennaio 2012 si celebra per la dodicesima volta in Italia il Giorno della Memoria che ricorda l’apertura dei cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi europei, e che è divenuta, in questi anni, importante e molto sentita dalla popolazione e dalle istituzioni. Il tentativo di annientamento degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazismo e dai suoi alleati, nel segno di una ideologia criminale che si abbattè anche contro altre categorie, teorizzando la supremazia di uomini su altri uomini e portando l’Europa e il mondo a una immane catastrofe, è una parte della nostra storia collettiva che scuote le coscienze, spingendo le persone a chiedersi come sia potuto accadere.
Scorrendo i giornali in questi giorni, o guardando i film trasmessi dalle varie emittenti televisive, è evidente che i due principali argomenti trattati sono la pietà verso le vittime e l’onore verso i giusti che cercarono di salvarle.
Dell’ideologia che motivò la strage e di un antisemitismo millenario si parla invece poco. La Shoah viene spesso isolata come un fenomeno unico e senza precedenti, o al contrario immersa nella spaventosa massa di violenze che costellano la storia dell’umanità; diventa l’azione di un «pazzo» cui un popolo intero (i tedeschi, perché difficilmente si parla di italiani, lituani, ungheresi, polacchi, estoni ecc. ecc.) obbedì per «banalità del male».
Personalmente non voglio e non posso dimenticare anche quanti altri sono morti nei campi di sterminio insieme al nostro popolo: portatori di handicap, omosessuali, testimoni di Geova, Sinti, Rom. Parlo di civili che non erano in guerra.
Molti saggi e opere letterarie hanno posto questioni filosofiche e teologiche in merito alla tragedia della Shoah, quale abisso nella storia umana. Per questo dobbiamo conoscere quel che è stato, perché non dobbiamo permettere che accada di nuovo.
In un momento di crisi quale è quello che stiamo vivendo, è molto importante tenere presenti le radici e i valori sui quali si fonda il vivere nel nostro consesso civile. Perché la crisi può essere anche una risorsa, una verifica della soliditá dei nostri valori.
Al contempo occorre con fermezza, tenere d’occhio le storture e i veleni razzisti e xenofobi, che i momenti di difficoltà possono far emergere.
Per questo oggi più di ieri dobbiamo prestare attenzione e prevenire la deriva nazionalista, razzista e negazionista di alcune frange della nostra società, qui in Alto Adige come nel resto d’Italia e come all’estero.
Per molti secoli gli ebrei sono stati perseguitati perché legati tenacemente alla propria identità, e hanno dunque una plurisecolare esperienza dell’essere minoranza: la nostra storia potrebbe fungere da esempio, per quei gruppi ed etnie che faticano ad integrarsi e che ritengo costituiscano, per le moderne società plurali e multiculturali, un vero patrimonio.
L’istituzione del Giorno della Memoria ha avuto in questi anni anche un altro ruolo fondamentale, cioé di coinvolgere il mondo della scuola ed ha contribuito a generare in tanti giovani gli anticorpi contro il pregiudizio ed a diffondere una cultura dell’accoglienza e del rispetto delle diversità.
Elisabetta Rossi Innerhofer * presidente Comunità Ebraica
Alto Adige 26-1-12
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