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venerdì 27 gennaio 2012

L’altra Auschwitz: Rom e Sinti


RADAMES GABRIELLI *
ISinti e i Rom, fin dall’arrivo in Europa nel 1400, sono stati sempre perseguitati, cacciati e banditi da ogni Stato per la loro diversità. Erano ridotti alla schiavitù, obbligati non solo alla servitù ma anche al combattimento, uccisi per divertimento grazie a un decreto legge che diceva «chi ammazzava uno zingaro non commetteva reato». I bambini venivano tolti ai propri genitori e dati ai contadini solo per estinguere l’etnia d’appartenenza.
 Le loro culture e le loro lingue sono sempre state negate anche se hanno dato un apporto importante alla formazione dell’Europa e dell’Italia. Ma la discriminazione, la persecuzione, l’odio razziale, la distruzione, l’umiliazione nei confronti di tantissime famiglie Sinte e Rom, ancora più crudele di quella che caratterizzò i secoli passati, arrivò al culmine nella seconda guerra mondiale. L’Europa nazista e fascista fu teatro dell’annientamento di almeno la metà dell’intera popolazione Sinta e Rom europea. Documentati e registrati sono circa Cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, imprigionati, uccisi, deportati nei lager e seviziati, vittime degli orrendi esperimenti medici nazisti, sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori. Ma la quantità di Sinti e Rom uccisi nella seconda guerra mondiale calcolando tutti quelli uccisi a mitragliate e gettati nelle fosse create al momento nelle campagne e boschi, oppure quelli per mancata documentazione e registrazione, come e successo nel campo di concentramento nazista che fu attivo a Bolzano dall’estate del 1944 - dove moltissimi Sinti, compresi le donne e bambini non venivano registrati, perché trattandosi di Zingari (denominazione discriminatoria) non serviva registrarli così come testimoniano i sopravvissuti - possiamo benissimo ammettere che i Sinti e Rom annientati durante la seconda guerra mondiale siano stati oltre un milione.
L’associazione Nevo Drom «grazie al comune di Bolzano» ha potuto depositare una targa commemorativa in memoria di tutti i Sinti periti e transitati per il campo di Bolzano, dove tante famiglie Sinte - che vennero dai campi d’Italia, specialmente da Prignano sulla Secchia, in provincia di Modena, dove Fra il 1940 e il 1943 fu istituito un campo di concentramento in cui furono internati 79 cittadini italiani appartenenti appunto alla minoranza dei Sinti - si fermarono per sempre nelle fosse comuni gettati dai treni merci, con i superstiti che vennero poi trasferiti nei vari campi di concentramento d’Europa dai quali la maggior parte di loro non fece mai più ritorno a casa. Il campo di concentramento di Auschwitz viene ricordato da Sinti e Rom perché il 2 agosto 1944 in una sola sera vennero uccisi nelle camere a gas 3000 Sinti e Rom. Una testimonè raccontò che «C’era il campo degli zingari che sembrava sempre in festa, ballavano e cantavano sempre, forse lo facevano perché erano contenti di essere vivi per un altro giorno e ringraziavano così, ma un mattino mi svegliai e non senti più niente, in una sera sola li sterminarono tutti quanti. Tutti messi nelle camera a gas e bruciati nei forni crematori, nessun Zingaro sopravvisse per testimoniare quello che era successo».
Solo pochi Sinti sono riusciti a tornare e a raccontare «oralmente» ai propri familiari tutto l’orrore che hanno visto e passato in prima persona.
 Di testimonianze Sinte non scritte c’è ne sono parecchie, i vecchi Sinti non hanno mai voluto mettere su carta tutto quello che hanno visto, l’orrore era troppo grande e descriverlo per loro era impossibile. Stando ai racconti, non c’erano parole adeguate per descrivere il terrore visto nei occhi di tutte le persone che sapevano benissimo che cosa li aspettava. Come si poteva trascrivere quello che si vedeva nei occhi tristi pieni di paura, di terrore senza fine dei bambini, delle donne e degli anziani, ma anche di tutti gli uomini che impotenti vedevano i propri cari incamminarsi verso un destino obbligato, programmato e voluto dall’Europa nazista e fascista?
Stazione di Auschwitz, ultima fermata.
Per non dimenticare, ricordo a tutti la poesia di Bertold Brecht che mette al primo posto proprio i Sinti e i Rom: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari / e fui contento perché rubacchiavano. / Poi vennero a prendere gli ebrei / e stetti zitto perché mi erano antipatici. / Poi vennero a prendere gli omosessuali / e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. / Poi vennero a prendere i comunisti / e io non dissi nulla perché non ero comunista. / Un giorno vennero a prendere me / e non c’era rimasto nessuno a protestare».
Radames Gabrielli * Presidente associazione Nevo Drom
Alto Adige 27-1-12

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