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mercoledì 18 gennaio 2012
Bolzano isolata dal mondo
L’ad di Fercam: sono costretto a fare altrove la nostra convention
BOLZANO. Thomas Baumgartner, amministratore delegato del colosso Fercam, è interessato alla vicenda dell’aeroporto di Bolzano per via del suo passato (ex presidente dello scalo), per il suo presente (di utente) e per il suo futuro (di imprenditore che deve tenersi al passo coi tempi e ottimizzare i contatti col resto del mondo). «La prima reazione alla resa di Air Alps è stata di stupore e di delusione: l’Alto Adige si priva di un collegamento importantissimo. È una linea che funzionava e che si sarebbe potuta sviluppare, perché tuttora almeno il doppio dei passeggeri che usano l’aereo prendono la macchina per raggiungere l’aeroporto di Verona e partire da lì per varie destinazioni».
Lei si era battuto per l’ampliamento dell’aeroporto. «Certo, sostenevo e sostengo la necessità di allungare la pista, per far arrivare qui anche altre compagnie e creare nuovi collegamenti. Quando ero presidente, avevo proposto un piano di risanamento legato allo sviluppo; nel frattempo è stato ampliato solo il terminal e non capisco perché la politica non ha voluto intervenire. Non c’era stato un vero referendum fra la popolazione, ma i politici hanno ascoltato indicazioni generiche. Adesso pare che la politica abbia deciso di allungare la pista ma è un po’ tardi».
Come utente, a livello privato e professionale, che cosa ha comportato per lei il ko di Air Alps?
«Facciamo l’esempio del mio lavoro: come azienda abbiamo 1400 dipendenti e ogni anno facciamo una convention con tutti i capifiliale e il management. Sono 122 persone che si sono sempre ritrovate a Bolzano. L’anno scorso tutti mi hanno chiesto di farlo in un altro posto, più raggiungibile. Quest’anno terremo la convention a Firenze».
Ma mentre si pensa a come ripristinare un collegamento aereo seppur minimo, non sarebbe il caso di puntare di più sulla ferrovia, partendo dall’esigenza di far viaggiare i vostri camion su rotaia anziché sull’intasatissima A22?
«Una volta la ferrovia si faceva funzionare con i soldi pubblici chiamati a chiudere buchi di miliardi; da quando si è privatizzata si punta solo ai percorsi che hanno una loro economicità, cioè fra grossi bacini di utenza. Qualcosa potrebbe muoversi grazie a Monti: dobbiamo arrivare ad avere una rete gestita da un ente neutrale a partecipazione pubblica». (f.za.)
Alto Adige 18-1-12
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