VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. «La manovra Monti che ci aspetta è molto pesante, in trent’anni all’Inps non ho mai visto nulla di simile». Antonio Giuseppe Morciano, direttore provinciale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, spiega che 39.000 altoatesini vedranno perdere il potere d’acquisto della loro pensione, penalizzati dalla decisione di abolire nel 2012 e nel 2013 gli scatti d’inflazione.
In Alto Adige le pensioni in carico all’Inps sono 130.000 in tutto: 90.000 divise tra vecchiaia (55.000) e anzianità (35.000), 11.230 d’invalidità e 28.000 di reversibilità.
«Facendo due conti posso dire che il mancato adeguamento Istat colpirà il 30% delle pensioni totali».
In soldoni saranno all’incirca 39.000 gli altoatesini che incasseranno meno.
Lei cosa ne pensa? «Che vivere un Alto Adige con 1.500 euro al mese non è facile, se poi la pensione resta tale e non viene indicizzata (e cioè adeguata all’indice Istat dell’inflazione) è ancor peggio. Abbiamo visto le lacrime del ministro del Welfare, Elsa Fornero, perché di fatto la manovra va a togliere soldi dalle tasche della gente». Chi si salva? «Non verranno toccati solo gli assegni più bassi, quelli fino a 936 euro, pari al doppio del trattamento minimo Inps».
Non è facile ma in due parole, cosa cambia? «Tutto. Fino ad oggi si andava in pensione con la cosiddetta “quota 96” (35 anni di contributi e 61 anni d’età) dal 2012 ci vorranno 41 anni ed un mese di contributi per le donne e 42 anni ed un mese per gli uomini ed un’età che sale subito a 62 anni e che entro il 2018 passerà a 66». C’è dell’altro? «Certo, per chi lascia prima dei 62 anni scatteranno penalizzazioni del 2% per ogni anno d’anticipo». Qual è la sintesi perfetta? «Che si tende ad abolire la pensione di anzianità (di servizio)». Questione che ieri il ministro Fornero ha ribadito con chiarezza: dal 2018 non dovrebbe più essere possibile andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia. C’è la corsa alla pensione? «Assolutamente no, semmai il problema è contrario. Per non perdere ulteriore potere d’acquisto, centinaia di altoatesini la rimandano. Le domande di anzianità sono diminuite del 20%, quelle di vecchiaia addirittura del 30%. In totale, le richieste nel 2011 sono scese quasi del 19%: da 5.421 a 4.480». E cosa succederà nel 2012? «Prevedo un ulteriore calo. Stimo che avremo tra le 800 e le 900 domande in meno del 2011». Continueranno a fare eccezione gli insegnanti, gli unici che continuano a scappare? «No, il sistema cambia anche per loro». Siete sotto pressione, bombardati di richieste di chiarimenti o no? «Direi nella norma. Credo però che la soppressione dell’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica) che diventerà un tutt’uno con l’Inps creerà anche problemi di sede: via quella di via Pacinotti per accorpare il tutto in piazza Domenicani. Ci sarà gente che si chiederà dove deve andare».
Cosa pensa della manovra? «Che è molto pesante, non per nulla l’hanno chiamata “salva-Italia”, ma andava fatta perché l’emergenza è gravissima. Vedremo se il decreto diventerà legge».
Perché siamo a questo punto? «Anche perché abbiamo subito per decenni l’anomalia delle baby pensioni con dipendenti statali - e penso ai ferrovieri ed agli insegnanti - che andavano in pensione con quindici anni d’anzianità, magari a 45 anni, per poi darsi al lavoro nero. Ecco - conclude Morciano - paghiamo tutti anche per loro».
BOLZANO. «La manovra Monti che ci aspetta è molto pesante, in trent’anni all’Inps non ho mai visto nulla di simile». Antonio Giuseppe Morciano, direttore provinciale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, spiega che 39.000 altoatesini vedranno perdere il potere d’acquisto della loro pensione, penalizzati dalla decisione di abolire nel 2012 e nel 2013 gli scatti d’inflazione.
In Alto Adige le pensioni in carico all’Inps sono 130.000 in tutto: 90.000 divise tra vecchiaia (55.000) e anzianità (35.000), 11.230 d’invalidità e 28.000 di reversibilità.
«Facendo due conti posso dire che il mancato adeguamento Istat colpirà il 30% delle pensioni totali».
In soldoni saranno all’incirca 39.000 gli altoatesini che incasseranno meno.
Lei cosa ne pensa? «Che vivere un Alto Adige con 1.500 euro al mese non è facile, se poi la pensione resta tale e non viene indicizzata (e cioè adeguata all’indice Istat dell’inflazione) è ancor peggio. Abbiamo visto le lacrime del ministro del Welfare, Elsa Fornero, perché di fatto la manovra va a togliere soldi dalle tasche della gente». Chi si salva? «Non verranno toccati solo gli assegni più bassi, quelli fino a 936 euro, pari al doppio del trattamento minimo Inps».
Non è facile ma in due parole, cosa cambia? «Tutto. Fino ad oggi si andava in pensione con la cosiddetta “quota 96” (35 anni di contributi e 61 anni d’età) dal 2012 ci vorranno 41 anni ed un mese di contributi per le donne e 42 anni ed un mese per gli uomini ed un’età che sale subito a 62 anni e che entro il 2018 passerà a 66». C’è dell’altro? «Certo, per chi lascia prima dei 62 anni scatteranno penalizzazioni del 2% per ogni anno d’anticipo». Qual è la sintesi perfetta? «Che si tende ad abolire la pensione di anzianità (di servizio)». Questione che ieri il ministro Fornero ha ribadito con chiarezza: dal 2018 non dovrebbe più essere possibile andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia. C’è la corsa alla pensione? «Assolutamente no, semmai il problema è contrario. Per non perdere ulteriore potere d’acquisto, centinaia di altoatesini la rimandano. Le domande di anzianità sono diminuite del 20%, quelle di vecchiaia addirittura del 30%. In totale, le richieste nel 2011 sono scese quasi del 19%: da 5.421 a 4.480». E cosa succederà nel 2012? «Prevedo un ulteriore calo. Stimo che avremo tra le 800 e le 900 domande in meno del 2011». Continueranno a fare eccezione gli insegnanti, gli unici che continuano a scappare? «No, il sistema cambia anche per loro». Siete sotto pressione, bombardati di richieste di chiarimenti o no? «Direi nella norma. Credo però che la soppressione dell’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica) che diventerà un tutt’uno con l’Inps creerà anche problemi di sede: via quella di via Pacinotti per accorpare il tutto in piazza Domenicani. Ci sarà gente che si chiederà dove deve andare».
Cosa pensa della manovra? «Che è molto pesante, non per nulla l’hanno chiamata “salva-Italia”, ma andava fatta perché l’emergenza è gravissima. Vedremo se il decreto diventerà legge».
Perché siamo a questo punto? «Anche perché abbiamo subito per decenni l’anomalia delle baby pensioni con dipendenti statali - e penso ai ferrovieri ed agli insegnanti - che andavano in pensione con quindici anni d’anzianità, magari a 45 anni, per poi darsi al lavoro nero. Ecco - conclude Morciano - paghiamo tutti anche per loro».
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