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domenica 22 aprile 2012

Imu-bis, decidono i sindaci se applicarla


E’ la vecchia “tassa di scopo”, varata da Prodi e poi estesa da Berlusconi. Riguarderà anche le prime case, fino al 5 per mille 

di Annalisa D’Aprile
ROMA Smentita dal Governo, osteggiata dai sindaci, avversata dai partiti politici, l’ipotesi di una seconda tassa sulla casa, già ribattezzata “Imu-bis”, spunta - non proprio all’improvviso - nel decreto legge sulla semplificazione fiscale (in arrivo al Senato per la terza lettura, deve essere convertito in legge entro il primo maggio). E altro non è che una “tassa di scopo” sugli immobili a beneficio e discrezione dei Comuni perché possano finanziare integralmente ogni genere di opere pubbliche. L’Imu-bis «non è nella mente del governo» ha però detto ieri il premier Mario Monti. Nulla «di nuovo», si tratta «solo di un allineamento normativo» ha precisato il presidente della commissione Finanze della Camera e relatore al dl fiscale, Gianfranco Conte. «Chiederemo ai sindaci del Pdl di non applicarla» ha avvertito subito Angelino Alfano. Ad insorgere è anche il Pd che ha chiesto di «rivedere questo strumento alla luce dell’incremento di tassazione degli immobili degli ultimi mesi». E Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile della finanza locale dell’Anci, rassicura: «Questo balzello non è mai stato molto applicato, ora poi i cittadini sono stremati e dubito che i Comuni introducano altre tasse». Riapparsa nel dl semplificazioni, la “tassa di scopo” non è effettivamente una novità. Istituita sotto il governo Prodi nel 2006 ed inserita nella Finanziaria 2007, l’imposta era «destinata esclusivamente alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche» come parcheggi, strade, parchi, attività culturali o il restauro di beni artistici. La tassa si determinava applicando alla base imponibile dell’Ici un’aliquota massima dello 0,5 per mille, non poteva coprire più del 30 per cento delle spese per l’opera da finanziare e poteva avere una durata massima di 5 anni. Nel 2011, nel decreto sul federalismo fiscale municipale, il governo Berlusconi ha ampliato gli interventi che i Comuni potevano finanziare, portato la durata a 10 anni e consentito il finanziamento dell’opera per il 100 per cento. La legge, rimasta finora orfana di un regolamento che doveva essere emanato entro il 31 ottobre 2011, ora nel dl fiscale del governo Monti è stata riproposta con alcune correzioni alla normativa. E cioè: sarà estesa anche alle prime case, avrà un’aliquota massima del 5 per mille, e la stessa base imponibile dell’Imu (rendita catastale rivalutata del 5 per cento moltiplicata per 160), correzione quest’ultima ripresa in un emendamento che porta la firma della deputata Pdl, Elvira Savino. «Il restyling sulla tassa di scopo non ha previsto qualcosa di innovativo - ha spiegato Castelli - se non il riallineamento di un balzello vigente a una nuova tassa, che è l’Imu. L’idea non era sbagliata: c’è bisogno di un parcheggio, c’è da costruire un ponte e i cittadini partecipano. Ma la tassa di scopo non ha mai avuto gran fortuna e non è stata molto usata dai sindaci, i casi sono davvero pochi e isolati, anche perché la procedura di applicazione della norma era piuttosto complessa». All’allarme lanciato da Confedilizia che parla di altre «lacrime» in arrivo, Castelli ha risposto: «È assai improbabile che i Comuni possano far ricorso a questa tassa che rimane, come prima, facoltativa. È solo una possibilità».
Alto Adige 22-4-12

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