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domenica 25 marzo 2012
«Il gioco è una malattia»
Il medico: dipendenza a tutti gli effetti, ma non riconosciuta
DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. «Il gioco d’azzardo compulsivo deve essere considerato una vera dipendenza». Lo chiarisce il primario emerito Giorgio Dobrilla. «Dovrà essere inserito nei Livelli essenziali di assistenza».
Mentre la petizione lanciata dal nostro giornale per contrastare il gioco d’azzardo e sensibilizzare l’ente pubblico si avvia verso le 1.200 sottoscrizioni, a scendere in campo sono specialisti e medici. «Condivido in pieno - spiega il dottor Dobrilla - la campagna dell’Alto Adige, perché il gioco d’azzardo sta mandando in rovina troppa gente. I poveri, che, sperando di diventare ricchi, si impoveriscono sempre di più». Il problema, a questo punto, è la ricerca delle contromisure, sia per evitare le nuove dipendenze, sia per guarire le vecchie. «In tal senso, condivido e appoggio anche il lavoro ventennale della Siipac di Cesare Guerreschi, che si è attivata al Senato perché il gioco d’azzardo patologico venga inserito nei Livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea, al fine di instaurare in modo concreto e reale una solida base di appoggio sia per i soggetti dipendenti sia, soprattutto, per chi lavora nel trattamento e nella cura del gioco d’azzardo patologico». Questo, come richiesto da Guerreschi nel corso dell’audizione tenutasi in Senato nei giorni scorsi, dovrebbe poi accompagnarsi all’effettivo sostengo istituzionale per tutte quelle strutture, associazioni e centri di riabilitazione che operano nella cura e nella prevenzione del gioco d’azzardo compulsivo e che ad oggi non sono né tutelate né finanziate dagli enti preposti. Dobrilla chiarisce: «Come esistono strutture dedicate al recupero delle dipendenze da stupefacenti e via discorrendo, dovrebbero esisterne anche per il recupero di chi è affetto dal gioco d’azzardo patologico, ma purtroppo così non è. Attualmente non ne esistono. In tal senso, l’inserimento ufficiale nei Livelli essenziali di assistenza è fondamentale, perché, in primo luogo, permetterà di poter disporre di risorse finanziarie, indispensabili per mettere in piedi qualsiasi struttura di cura».
Guerreschi, fra il resto, nei giorni scorsi ha fatto presente ai senatori e ai ministri della sanità Balduzzi e della istruzione Profumo che sarebbe auspicabile un’elargizione del cinque per mille delle entrate dell’erario da giochi d’azzardo proprio a favore della ricerca, del trattamento e della prevenzione di questa patologia. Occorrerebbero, inoltre, promozione e introduzione di nuovi metodi di prevenzione e monitoraggio della ludopatia attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nel programma Siipac, sostenuto anche da Dobrilla, è citata anche la necessità di stimolare iniziative di aggiornamento destinate agli operatori, ai gestori e ai concessionari delle attività del gioco d’azzardo, affinché possano intervenire in prima istanza nelle forme autodistruttive di gioco, coerentemente alla filosofia, tanto decantata ma poco applicata, del “gioca responsabile”.
Si dovrebbero inoltre tutelare, attraverso incontri, corsi e campagne sociali, le fasce di popolazione più a risschio e più esposte a sviluppare una dipendenza da gioco d’azzardo, in primis gli adolescenti. Infatti, come emerge dagli studi più recenti, il quadro che esce riguardo ai più giovani è decisamente preoccupante. Gli effetti? Drammatici: bisogno di spendere sempre più denaro; menzogne riguardo al denaro speso; stress in famiglia, a scuola, con gli amici; alterazione dell’umore...
Alto Adige 25-3-12
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