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domenica 8 gennaio 2012
L’Istat: senza lavoro un giovane su tre
VINDICE LECIS
ROMA. Crescono i disoccupati (oltre la metà è senza lavoro da oltre un anno) raggiungendo un tasso dell’8,6%. A novembre 2011 il numero dei disoccupati ha raggiunto la cifra di 2,142 milioni con una crescita di 15 mila unità (0,7% in più) rispetto a ottobre. Ma è su base annua che la crescita appare in tutta la sua gravità: rispetto al 2010 è del 5,6%,vale a dire 114 mila persone.
La consueta fotografia dell’Istat (dati provvisori e destagionalizzati) conferma però altri dati negativi. Da aprile 2008 a novembre 2011 gli occupati sono crollati di 670 mila e l’istituto di statistica rileva che si tratta di «un vuoto occupazione che rimane ampio». In un quadro così pesante risultano ulteriormente penalizzate le nuove generazioni. Il tasso di disoccupazione giovanile (fascia d’età tra i 15 e i 24 anni) a novembre ha superato quota 30% (è al 30,1%) con un aumento di quasi un punto percentuale su ottobre e di 1,8% su base annua. Si tratta del tasso più alto dal gennaio 2004, da quando è cominciata la serie storica. Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato un picco di poco inferiore al 40% per le donne tra i 15 e i 24 anni nel Mezzogiorno. E ai giovani che hanno un posto vengono proposti sempre più contratti a termine. Nel terzo trimestre dello scorso anno è cresciuto il numero complessivo dei dipendenti a termine di 166 mila unità (+7,65 su base annua), un aumento che per circa due terzi riguarda giovani sotto i 34 anni. Complessivamente l’area del lavoro a termine sta crescendo e incide sul 10,3% sul totale degli occupati.
L’Istat fotografa anche quella che definisce occupazione di lunga durata, che cioè continua da oltre un anno e rappresenta uno zoccolo di disagio molto ampio. Nel terzo trimestre dello scorso anno è passata dal 50,1 al 52,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche in questo caso è il livello più elevato dal 1993.
Quelli dell’Istat, commenta il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, sono dati che confermano «il dramma di un lavoro fatto di licenziamenti, disoccupazione e precarietà, con una voragine impressionante di disoccupati rispetto al trimestre precedente». Fammoni sottolinea che «se sono 670 mila gli occupati in meno dal 2008, si salirebbe a ben oltre il milione senza la tenuta di quella cassa integrazione che alcuni vorrebbero abolire». Dunque per il sindacalista «basta parlare di licenziamenti» e cambiare le nuove norme pensionistiche «che hanno provocato una minore uscita di occupati più anziani e un equivalente minor ingresso di giovani». Per Giorgio Santini, segretario della Cisl, siamo in presenza di un «grave peggioramento della situazione italiana» col dato della disoccupazione giovanile che rappresenta «una vera e propria emergenza sociale» insieme alla disoccupazione di lunga durata «a testimonianza della sempre maggiore difficoltà a reimpiegare le persone che perdono il lavoro».
Per Marina Sereni (Pd), i dati dell’Istat «confermano le previsioni pessimistiche per i prossimi mesi e rendono sempre più urgente un’azione volta a creare lavoro e crescita». Felice Belisario, presidente del Idv al Senato, chiede al governo scelte per l’occupazione senza toccare l’articolo 18.
Alto Adige 6-1-12
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