di Antonella Mattioli
CALDARO «I treni sono da sempre la mia passione
forse perché abitavo a cento metri dalla stazione di Caldaro. E poi, da
bambino, andavo a giocare dal mio amico Giorgio che aveva ricevuto in
regalo un trenino di quelli a chiavetta: lo caricavamo e sfrecciava sui
binari. Ero estasiato anche perché dalla locomotiva usciva il vapore: in
realtà era il mio amico che si divertiva a farmelo credere, prima che
arrivassi a casa sua, la metteva nel forno». Renato Defanti, meccanico
in pensione, 85 anni domani, si appassiona sempre quando parla dei
trenini e anche quest'anno organizza, assieme a Walter Job, Walter
Steinegger, Thomas Palma e un gruppo di ragazzini, la sedicesima
edizione della mostra dei trenini in movimento che ha aperto i battenti
il 1° dicembre e andrà avanti fino al 1° gennaio (orari d'apertura il
sabato dalle 15 alle 18, domenica e giorni festivi dalle 10 alle 12 e
dalle 15 alle 18, ingresso libero) nella sala del palazzo della Cassa di
risparmio nella piazza Principale di Caldaro. «I bambini nonostante i
giochi tecnologici si divertono ancora moltissimo quando vedono la
nostra mostra: rimangono a bocca aperta davanti ai trenini che corrono
in mezzo alle casette, tra le montagne, vicino alla funicolare che porta
a passo Mendola e si fermano alla stazione di Caldaro: sono i plastici
che mi sono divertito a costruire in formato mignon nel corso degli
anni». Il suo primo fan, tanti anni fa, è stato il suo primo figlio al
quale, per il terzo compleanno, aveva regalato un trenino. «Da Brunner a
Bolzano gli avevo comprato un cerchio di binari, una locomotiva e due
vagoncini». Nel 1960 ha cominciato a costruire plastici. Il suo problema
è sempre stato lo spazio: il primo lo ha montato in cucina, poi nel
soggiorno. «Allora, tre-quattro volte all'anno, andavo con un amico in
Germania a fare acquisti di locomotive, carrozze e binari: i prezzi
erano più convenienti. In base alle norme di quegli anni non si poteva
spendere più di una certa cifra, ma noi ne spendevamo sempre il doppio».
Nel 1996 Defanti ha chiuso l'officina e a quel punto ha potuto
dedicarsi a tempo pieno alla sua grande passione. «Ho costruito di
tutto: stazioni, casette con i gerani sui balconi, montagne coperte di
neve, passaggi a livello, file di lampioncini. A casa mia ho riempito
sia la soffitta che il garage tanto che ormai, soprattutto in garage,
non si entra più. Per recuperare spazio, ho messo una serie di scatoloni
anche su alcuni scaffali in alto, ma oggi, alla mia età, non mi fido
più ad arrampicarmi fin lassù». La passione di Defanti è contagiosa
tanto da aver fatto proseliti. «Job, Steinegger e Palma sono di un'altra
generazione e le loro realizzazioni sono tutte digitali. Domani faccio
gli 85 anni e ho intenzione di smettere: proseguiranno i miei amici». Ma
i bambini e gli adulti che tutti gli anni vanno a Caldaro a vedere la
mostra dei trenini sperano che alla fine la passione sia più forte
dell'anagrafe.
Alto Adige 6-12-12
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