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sabato 10 marzo 2012

«Gioco d’azzardo, serve una svolta»


«Chiudere le sale non porta a niente, dobbiamo parlare alle persone»

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Il brivido di un sogno. La voglia di fuga. È così che la crisi stimola il gioco d’azzardo visto che solo a gennaio gli altoatesini hanno buttato al vento 74 milioni di euro. Walter Lorenz, rettore alla Lub, è preoccupato: «Nessun divieto ma non possiamo far finta di niente».
 Le cifre sono impressionanti. Le pesanti manovre imposte da Monti stuzzicano il gioco. In poco più di mezzo anno - infatti - la spesa degli altoatesini è esplosa ed è passata dai 51 milioni del giugno 2011 ai 74 di gennaio. Slot machine e videolottery sono passate da 37,55 a 49,65 milioni di euro. Il dato più eclatante è quello di chi gioca solo davanti al computer che vede la spesa passare da 1,1 a 10,15 milioni.
 Cifre spaventose a cui vanno aggiunti altri dati: in Alto Adige ci sono 63 sale, di cui 44 da gioco e 19 sale dedicate.
 Il rettore cerca una via d’uscita.
 Lei è preoccupato?
 
«Sì sono molto preoccupato».
 Perchè siamo arrivati a questo punto?
 
«Perchè la gente ha paura del futuro. Una volta lo vedeva lontano ma rassicurante. Stava lì. Oggi non esiste certezza».
 C’entra anche la paura della povertà?
 
«Certo. La povertà che sta colpendo tante famiglie, spinge a cercare una soluzione. E poi il gioco d’azzardo è lo specchio della nostra società. Negli ultimi anni ci hanno abituato e costretto all’azzardo nella vita (le banche, la politica) che non ci offre più sicurezze e questo è quanto. Penso a chi ha perso o perderà il lavoro, all’incertezza della pensione ecc. L’azzardo da eccezione si è fatto comportamento diffuso, riconosciuto ed accettato».
 Insomma è stato sdoganato...
 
«Sì, sdoganato».
 Ma basta a far esplodere il numero di giocatori?
 
«Diciamo che è un gran bell’incoraggiamento che finisce col legittimare un comportamento patologico. In fin dei conti accettiamo i valori dell’azzardo tutti i giorni, li abbiamo resi più evidenti, più diffusi, in poche parole quasi normali ed il resto è venuto da solo».
 C’è dell’altro?
 
«Sì stiamo correndo verso un fatalismo sempre più individualizzato, mai come in questi mesi ognuno pensa per sè... non esiste più un legame comune. Cause individuali si sono combinate con fattori sociali ed eccoci qua. Non è una giustificazione a quel che sta accadendo ma è quel che è accaduto. È così».
 In Alto Adige ci sono 63 sale gioco, secondo lei se la Provincia le vietasse cambierebbe qualcosa?
 
«Non servirebbe a niente perchè uno, se vuole, gioca da solo a casa davanti al computer. E poi è come se per combattere l’alcolismo facessimo chiudere tutti i ristoranti o i bar. No, vietare non ha nessun senso».
 Cosa ha senso?
 
«Educare, parlare nelle scuole di quel che sta accadendo, avvertire i giovani, metterli in guardia. L’abbiamo fatto col fumo, con la guida, con l’alcol, abbiamo il dovere di farlo spiegando che si può cadere, senza rendersene conto, anche nella dipendenza da gioco d’azzardo».
 Va bene i giovani, ma che facciamo con tutti gli altri?
 
«Dobbiamo parlarne come stiamo facendo adesso. Anche i media devono darci una mano. Siamo in tempo ma dobbiamo darci una mossa».
 Chi ha bisogno a chi può chiedere aiuto?
 
«Sul territorio ci sono i servizi sociali che intercettano chi ha debiti e poi ci sono i servizi psicologici ed i centri di salute mentale».
 L’aiuto come si concretizza?
 
«Con terapie individuali, con l’impegno di gruppo, con l’informazione pubblica sulle conseguenze rovinose del gioco e poi dobbiamo essere in grado di offrire alternative a chi non vede via d’uscita alla sua solitudine, a quello che ritiene essere un problema solo suo».
 Abbiamo operatori preparati ed in grado di dare una mano?
 
«Sì, e parlo con cognizione di causa perchè sono direttore di un corso di laurea in “Servizio sociale” e di un altro corso per educatore sociale. Oltre a questo abbiamo la laurea sempre in “Servizio sociale” sulla quale abbiamo attivato anche un dottorato di ricerca. Insomma abbiamo tutti e tre i livelli».
 Cosa ci manca?
 
«Manca una rete di auto-aiuto, manca la speranza e la solidarietà e manca l’impegno comune per rendere il futuro meno azzardato».
 Parole pesanti.
 
«Pesanti ma questa è la realtà».
 Realtà che vede gli altoatesini giocare sempre di più. Vediamo qualche altro dato. Il Bingo è sostanzialmente stabile, con un lieve decremento. Nei mesi da giugno 2011 a gennaio 2012 (tolto dicembre) si è passati da 950 mila euro a 800 mila. Le cosiddette Lotterie (compresi Gratta&Vinci, WinforLife, Turista per sempre) sono cresciute ma non tantissimo: in giugno si spendevano 6 milioni, a gennaio se ne sono spesi 7,75. Il Lotto, con qualche oscillazione, è costante su 2,45 milioni. Sono crollate le scommesse ippiche, da 700 mila euro a 350 mila e salite quelle sportive in genere, da 0,9 milioni di euro a 1,65 milioni.
 Più o meno costanti anche quelli che in gergo tecnico si chiamano giochi numerici a totalizzatore (SuperEnalotto eccetera).
 Per questa voce gli altoatesini spendono circa 1,2 milioni al mese.
 Sale giochi, slot machine, videolottery e via discorrendo sono schizzate a quota 49,65 milioni. Il trend più spettacolare è stato però registrato dai giochi online che a gennaio ha toccato quota 10,15 milioni di euro.
Alto Adige 10-3-12

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