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venerdì 8 giugno 2012
Le donne che non cedono al terremoto
Vengono da L’Aquila e oggi alla Lub racconteranno la loro esperienza e la loro voglia di ricostruire
BOLZANO Il loro simbolo è una cariatide (una donna, anche se di marmo) che, tutta sola in un teatro devastato dal terremoto de L’Aquila, regge imperterrita e orgogliosa, con la sola forza delle sue braccia, una colonna, l’unica rimasta in piedi. Sono le donne di Terre-Mutate, l’associazione delle donne aquilane che non aspettano (più) gli aiuti da un paese che li ha dimenticati, che non sperano più nel miracolo promesso dai vari governi che si sono succeduti, che affiancano i loro uomini in una lotta che sembra impari, contro le macerie, la burocrazia, le promesse al vento, l’inefficienza, i sogni bruciati. Sono donne toste, quelle aquilane, che si sono rimboccate le maniche, hanno scritto e comunicato con tutte le altre donne d’Italia, hanno creato una rete di solidarietà più forte e tenace delle loro disperazioni. Quattro di loro, Nadia Tarantini, Filomena Cioppi, Nicoletta Bardi e Simona Gianangeli, giornaliste, scrittrici, narratrici per bisogno e necessità, saranno a Bolzano questo pomeriggio alle ore 18, presso la Libera Università di Bolzano (aula D103), per raccontare a bolzanine e bolzanini cosa vuol dire combattere la disperazione con l’iniziativa e una rete di sostegno, e avere ancora il sogno di recuperare una costruzione ancora in piedi, nel pieno centro de L’Aquila, da trasformare in una casa delle donne, per tutte le donne che hanno subito la violenza (non solo fisica) di situazioni familiari diventate insostenibili e strutture sociali tutte da creare. A chiamarle a Bolzano ci hanno pensato il Centro Documentazione e Informazione della Donna e l’Archivio Storico delle Donne, in collaborazione con le Case delle Donne di Merano e di Bolzano e con il patrocinio della Commissione Pari Opportunità della LUB e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bolzano. Tra le organizzatrici dell’incontro c’è Marzia Luisa Bassi. “Il Comitato è nato a L’Aquila nell’ottobre del 2010 per portare donne di tutta Italia a “vedere L’Aquila com’è”, per creare una rete solidale con altre realtà di donne che lavorano dentro le associazioni, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nell’arte. Ci hanno invitato e noi siamo andate a visitare la “zona rossa” ancora transennata e le loro case, dove non si vive bene, nel maggio scorso, in occasione dell’incontro nazionale organizzato dal Comitato. In quei giorni è nata l’idea della “staffetta” tra donne, incontri organizzati in varie città. Adesso le ospitiamo a Bolzano”. Che cosa portano qui queste donne? “Non è un reading di testi, ma piuttosto la loro testimonianza diretta. Le donne de L’Aquila raccontano una realtà diversa dall’immagine presentata da stampa e TV. Noi che abbiamo visto L’Aquila e ascoltato i loro racconti, abbiamo capito che da eventi inaspettati e destabilizzanti, può nascere una forza creativa e rigeneratrice, capace di ridisegnare un futuro”. Riusciranno le donne a salvare L’Aquila? O per lo meno a restituire un po’ di dignità a una terra dimenticata? “Tutti fanno quello che possono, e noi facciamo quello che possiamo per aiutarli – continua Marzia Luisa Bassi. – Queste donne hanno creato una rete di solidarietà capillare, attraversano tutta l’Italia per raccontare qual è la realtà vera, a tre anni di distanza, della loro città, in cui il tessuto sociale finisce per sgretolarsi. Le donne de L’Aquila hanno trovato la forza di reagire, per costruire un futuro migliore, senza abbandonare le loro terre. Lo scopo di questo incontro è duplice: non dimenticare, e costruire la casa delle donne”. d.m.
Alto Adige 8-6-12
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