"Materiale ben raccolto e ordinato può valere quanto una storia scritta" L'attenzione più autentica siamo noi
Informazioni personali
- apritisangia
- Il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha, comunque, carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali ivi contenuti. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001
martedì 13 marzo 2012
«Pensare» donna in un modo nuovo
MARCO ZULBERTI
Quest’anno l’anniversario della Festa della Donna dell’8 marzo, è passato rapidamente un attimo coperto dalle preoccupazioni economiche e dalla serie drammatica di aggressioni familiari verso la donna. E’ indubbio che la modernità stia mettendo in crisi le istituzioni che regolano i rapporti tra uomo e donna sia a livello familiare che sociale, mettendo in luce una fragilità maschile e nel caso religioso quella patriarcale, che molto spesso si risolve nella rottura dei rapporti e nei casi patologici sfocia nella violenza che si manifesta anche nelle democrazie più evolute.
Immagini di donne che soffrono come quelle di Bagdad durante la guerra del Kuwait nel 1991 descritte da Mario Luzi nella sua poesia, o quelle afgane immortalate dal fotografo Steve McCurry, devono essere accostate a quelle che di fronte agli stabilimenti italiani stanno perdendo il lavoro e nei rispettivi ambienti familiari e sociali subiscono quella che definirei la crisi del “centralismo” maschile.
Il tema dei diritti umani ancora troppo trascurato e sottovalutato a livello internazionale, dove soprattutto nelle culture orientali è sottomesso a quello di massa sulla scia del concetto naturale della sopravvivenza della specie e quindi del governo dispotico a cui spesso si associa, deve sottoporsi ad una nuova evoluzione che comprenda il nuovo spazio che il genere femminile sta riprendendosi a livello sociale.
L’intera umanità oggi interconnessa e dialogante grazie ai nuovi mezzi di telecomunicazione deve forzatamente rendersi conto che l’indice di democrazia, di benessere, è maggiore non dove sono accettati e rispettati in modo generico i diritti umani, per i quali si battono associazioni come Amnesty International e la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite, ma dove vengono esaltati e difesi soprattutto i diritti della donna.
E’ stato il professore di economia indiano Amartya Sen, lo scorso anno ospite del Festival dell’Economia di Trento, il primo a studiare un indice di benessere che non tenga conto solo della carta dei diritti umani o la crescita del prodotto interno lordo. Per questo motivo ha progettato l’indice Human Development Index proprio per superare l’importanza dell’individuo che deve intendersi come tramite di un progetto collettivo. Da una parte quindi Sen chiede con John Rawls, l’uguaglianza fondamentale dei diritti ma anche dei doveri in contrapposizione con l’utilitarismo; si possono accettare ineguaglianze economiche e sociali solo se sono giuste e non avvantaggiano una “casta”.
Nell’indice HDI, che si può calcolare in modo matematico, sono presenti le aspettative di vita media, gli anni di scuola per ogni individuo, le aspettative formative che lo stato offre e i livelli di reddito che lo stato che non spreca e che permette ai suoi cittadini.
Il tasso di disoccupazione femminile italiano, gli anni di scolarità femminile e il reddito percepito dalle donne sono tre punti deboli che non sono ammissibili in un paese come l’Italia che si vanta di essere la patria della cultura umanistica, dell’arte e della civiltà europea. Se vogliamo fare un deciso passo in avanti, non solo economico, ma anche sociale - le due sfere sono collegate ed è per questo che il modello della decrescita di Serge Latouche non viene considerato negli ambienti economici accademici come sostenibile - dobbiamo pertanto accedere ad una nuova frontiera dei diritti umani, elaborando una sorta di carta dei diritti della donna.
L’occasione quindi di questo nuovo anniversario della festa donna, in un momento di crisi economica di un modello che sta per cambiare, la ripartenza deve forzatamente farsi carico anche di questa svolta epocale, progettando un nuovo spazio istituzionale ai diritti della donna.
In pieno medioevo Dante con la sua Beatrice e gli eretici con le figure di Margherita di Arco bruciata sul rogo, avevano avviato una sorta di modernità e sulla scia dell’immagine femminile. Oggi il genere maschile deve fare un ulteriore passo indietro identificando negli occhi delle donne afgane come Garbat Gula ormai sfiorita, il dolore delle nostre nonne, madri e sorelle, che ancora opprime l’umanità femminile e che troppo silenziosa ci cammina accanto.
Alto Adige 13-3-12
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento